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Associazione Pro Bimbi: numerosissime segnalazioni e lamentele dai genitori per l'ultimo protocollo sanitario scolastico

8 mar 2021
Associazione Pro Bimbi: numerosissime segnalazioni e lamentele dai genitori per l'ultimo protocollo sanitario scolastico

In seguito all’emissione dell’ultimo Protocollo sanitario in ambito scolastico abbiamo ricevuto numerosissime segnalazioni e lamentele da parte dei genitori, soprattutto per la messa in quarantena di tutta la classe per 14 giorni – senza effettuare il tampone - anche in caso di un solo positivo. A questo provvedimento è collegata una cosiddetta quarantena fiduciaria che coinvolge tutti i conviventi e che prevede, per lo stesso periodo, di potersi recare esclusivamente a lavoro e scuola. Sappiamo che questo provvedimento è dovuto all’impiego del personale della Pediatria presso il servizio vaccinazioni covid, ma per tantissime famiglie questa decisione può rappresentare un grosso problema perchè può ripresentarsi più volte nella stessa classe e può ricadere interamente sulle loro spalle in qualsiasi momento e da un giorno all’altro, per un periodo poi – 14 giorni – che non è facile gestire. Ancor di più se si hanno più figli e si moltiplicano quindi le possibilità che possa ripetersi.
Siamo consapevoli che finora Istruzione, Sanità e in particolare il Servizio di Pediatria abbiano fatto tutto il possibile per mantenere aperte le scuole e dare continuità e che siano stati introdotti strumenti a favore dei genitori, ma questi ultimi non sono di fatto utilizzati o utilizzabili. Molte famiglie non possono permettersi congedi non retribuiti o retribuiti al 20% per così tanti giorni in un mese oppure non riescono ad ottenere lo smart working anche se il tipo di lavoro lo consentirebbe. E restano comunque esclusi tutti quelli che non possono svolgere la loro attività da remoto e i lavoratori autonomi che non possono fermare la loro attività per 14 giorni. Capiamo il “momento” ma questo dura da un anno e non si sa quanto potrebbe proseguire questo ennesimo “ultimo sforzo”; i genitori si trovano sempre più in difficoltà sul posto di lavoro, specialmente e quasi totalmente le donne, e se non hanno già perso il lavoro, vivono con la paura di perderlo e quindi rinunciano a far valere questi diritti.
Un’altra parte di genitori lamenta anche il fatto che, non effettuando il tampone ai compagni di classe, ma potendo i conviventi continuare ad andare al lavoro o a scuola si rischia di diventare positivi inconsapevoli ed entrare in contatto con altre persone, come è già capitato con i fratelli di bambini in attesa di tampone (che hanno continuato ad andare a scuola) e risultati poi entrambi positivi. Senza contare che in tante famiglie i nonni vivono insieme ai loro nipoti e si ritroverebbero a star loro ancora più vicini in assenza dei genitori.
Non abbiamo soluzioni che non siano i congedi retribuiti (ma almeno al 50%) o smart working obbligatorio per quei giorni (e nei casi ove non è possibile un contributo per baby sitter o un bonus/credito d’imposta per lavoratori autonomi). Si potrebbe anche pensare ad una quarantena effettiva (e quindi obbligatoria e retribuita) per uno dei due genitori o divisa tra i due, ma la verità è che senza una soluzione ottimale i bambini continueranno ad essere affidati ai nonni o, peggio, lasciati da soli per diverse ore.
Riteniamo pertanto che la soluzione più idonea sia quella di ripristinare i tamponi in caso di positività di un alunno e riservare la quarantena solo in presenza di effettivo focolaio. Dopo un periodo nelle scorse settimane, in cui i contagi nelle scuole erano aumentati, sembra infatti che la situazione sia tornata ad una relativa calma. Questo permetterebbe di mediare l’attuale disposizione riservando al servizio di Pediatria un tempo quotidiano limitato e definito per effettuare i vari tamponi alle classi che quindi potrebbero avvenire anche non immediatamente, ma spalmati nei giorni successivi riducendo così il loro impegno in questa azione e al tempo stesso i giorni di quarantena della classe che potrebbe rientrare a scuola ben prima dei 14 giorni. In estrema ipotesi e visto il costo ormai esiguo (specie in rapporto a 14 giorni di difficoltà), se la Pediatria non riuscisse comunque ad effettuare i test, si potrebbe consentire ai minori di effettuare privatamente il tampone antigenico e, in caso di risultato negativo, autorizzare il loro rientro a scuola.




Comunicato stampa
Associazione Pro Bimbi



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