Apprendiamo dai quotidiani locali che sarebbe finalmente stato siglato l’accordo con i 15 ex-dipendenti della Centrale del Latte: 5 impiegati, 9 operai e un dirigente con contratto di diritto pubblico.
Leggiamo che per quest’ultimo, unico ad essere assunto con contratto pubblico, sarebbe previsto il rientro nell’AASLP. Degli altri, solamente la metà sarà riassunto al 1° gennaio 2016 dalla cooperativa Latte, 1 dipendente si ritirerà in pensione anticipata e gli altri 6 saranno collocati in mobilità essendo stati assunti, nella ex-Centrale del Latte, con contratto privato.
Circa il 50% dei lavoratori parrebbero rimanere quindi fuori dai giochi. Si potrebbero fare considerazioni varie sull’efficienza della ex-Centrale e sulla necessità di un numero doppio di dipendenti, ma non è questo il tema dell’articolo.
Il Segretario Mularoni, nelle dichiarazioni rilasciate nel corso dei mesi, ha più volte ipotizzato il possibile ricollocamento di quella forza lavoro nel nuovo caseificio che aprirà anch’esso in gennaio o in settori che si occupano di agro-alimentare. Più volte, a domanda posta anche dai nostri rappresentati in Consiglio Grande e Generale, è stato risposto che eventuali esuberi sarebbero stati trattati appunto come tutti i dipendenti del settore privato, passando dalla mobilità per tentare di trovare un nuovo lavoro in quel settore.
Noi ci siamo sempre detti d'accordo con l'opzione annunciata dalla Mularoni.
Con sconcerto, anche se con poca sorpresa, leggiamo quindi delle garanzie concesse ai 6 dipendenti destinati alla mobilità. Il diritto cioè, trascorsi inutilmente 6 mesi in mobilità senza trovare altro lavoro, di essere assunti nel settore Pubblico Allargato, anch’essi in AASLP, indipendentemente dalle necessità di tale Azienda.
E potremmo scommettere sul fatto che questa condizione si verificherà magicamente per tutti i dipendenti coinvolti.
Questa garanzia, concessa con il benestare dei sindacati che hanno protratto i tempi per ottenere questa “stortura”, se tollerabile in un passato florido in cui la disoccupazione era quasi inesistente, ad oggi cozza con la realtà che vivono ogni giorno tutti gli altri lavoratori del settore privato.
Mentre 1500 cittadini sono già rimasti senza lavoro e mentre i giovani inoccupati vengono spinti all’emigrazione dalla perdita di speranza di trovare un lavoro nel proprio Paese, come si può pensare di concedere diritti speciali a pochi lavoratori in barba a quel principio di equità che, ad ogni manifestazione, viene sbandierato in piazza?
Comprendiamo le difficoltà degli ex-dipendenti della Centrale del Latte ma siamo costretti a sottolineare, per rispetto di tutti i lavoratori presenti in Repubblica, che il modo per risolverle non può essere quello di introdurre ulteriori disuguaglianze di trattamento tra dipendenti che perdono, non per colpa loro, il posto di lavoro.
Se l’obiettivo di Governo e sindacati è invece quello di continuare a creare disparità di trattamento tra lavoratori… allora ci stanno riuscendo alla grande!
Leggiamo che per quest’ultimo, unico ad essere assunto con contratto pubblico, sarebbe previsto il rientro nell’AASLP. Degli altri, solamente la metà sarà riassunto al 1° gennaio 2016 dalla cooperativa Latte, 1 dipendente si ritirerà in pensione anticipata e gli altri 6 saranno collocati in mobilità essendo stati assunti, nella ex-Centrale del Latte, con contratto privato.
Circa il 50% dei lavoratori parrebbero rimanere quindi fuori dai giochi. Si potrebbero fare considerazioni varie sull’efficienza della ex-Centrale e sulla necessità di un numero doppio di dipendenti, ma non è questo il tema dell’articolo.
Il Segretario Mularoni, nelle dichiarazioni rilasciate nel corso dei mesi, ha più volte ipotizzato il possibile ricollocamento di quella forza lavoro nel nuovo caseificio che aprirà anch’esso in gennaio o in settori che si occupano di agro-alimentare. Più volte, a domanda posta anche dai nostri rappresentati in Consiglio Grande e Generale, è stato risposto che eventuali esuberi sarebbero stati trattati appunto come tutti i dipendenti del settore privato, passando dalla mobilità per tentare di trovare un nuovo lavoro in quel settore.
Noi ci siamo sempre detti d'accordo con l'opzione annunciata dalla Mularoni.
Con sconcerto, anche se con poca sorpresa, leggiamo quindi delle garanzie concesse ai 6 dipendenti destinati alla mobilità. Il diritto cioè, trascorsi inutilmente 6 mesi in mobilità senza trovare altro lavoro, di essere assunti nel settore Pubblico Allargato, anch’essi in AASLP, indipendentemente dalle necessità di tale Azienda.
E potremmo scommettere sul fatto che questa condizione si verificherà magicamente per tutti i dipendenti coinvolti.
Questa garanzia, concessa con il benestare dei sindacati che hanno protratto i tempi per ottenere questa “stortura”, se tollerabile in un passato florido in cui la disoccupazione era quasi inesistente, ad oggi cozza con la realtà che vivono ogni giorno tutti gli altri lavoratori del settore privato.
Mentre 1500 cittadini sono già rimasti senza lavoro e mentre i giovani inoccupati vengono spinti all’emigrazione dalla perdita di speranza di trovare un lavoro nel proprio Paese, come si può pensare di concedere diritti speciali a pochi lavoratori in barba a quel principio di equità che, ad ogni manifestazione, viene sbandierato in piazza?
Comprendiamo le difficoltà degli ex-dipendenti della Centrale del Latte ma siamo costretti a sottolineare, per rispetto di tutti i lavoratori presenti in Repubblica, che il modo per risolverle non può essere quello di introdurre ulteriori disuguaglianze di trattamento tra dipendenti che perdono, non per colpa loro, il posto di lavoro.
Se l’obiettivo di Governo e sindacati è invece quello di continuare a creare disparità di trattamento tra lavoratori… allora ci stanno riuscendo alla grande!
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