Volete un ulteriore motivo per passare al più presto alla raccolta domiciliare porta a porta dei rifiuti urbani?
A San Giovanni, fino a ieri, si stava nuovamente cumulando la raccolta dai cassonetti stradali, a cui si aggiunge la parte residua (circa il 25%) dai Castelli di Chiesanuova e Fiorentino e centri storici di Città e Borgo, nei quali il porta a porta è già realtà.
Una collina di rifiuti che, come già avvenuto non più tardi di un anno fa, non venivano più preparati per il loro trasporto verso le destinazioni previste da apposito accordo internazionale tra San Marino e la Regione Emilia Romagna, più precisamente le discariche di Sogliano e Imola. Quindi era destinata a diventare, ancora una volta, una montagna.
E perché succede questo? Perché, come si capisce bene dalla delibera del Congresso di Stato n.26 del 2 dicembre scorso, abbiamo “sforato” i limiti quantitativi annuali di indifferenziata previsti dall’accordo con la Regione Emilia Romagna. E li abbiamo sforati per ben 800 tonnellate.
Direte: allora? Cosa ci cambia? Tanto la mondezza indifferenziata non rimarrà comunque a casa nostra se il Governo ha ottenuto una deroga.
Invece non è così, ci cambia eccome. Innanzitutto ci costa.
Ci costa un risarcimento danni, nei confronti della vicina Italia, che dovrà pagare l’Ecc.ma Camera. Poi ci costerà, quasi certamente, una fidejussione di 450.000€ a copertura delle spese a garanzia delle spedizioni transfrontaliere, così come previsto dall’apposita normativa europea. Nondimeno questa situazione ci costerà, se sarà perpetrata, situazioni di stallo sempre più frequenti se i nostri vicini, che a settembre di quest’anno hanno approvato una nuova legge regionale avanzatissima sulla gestione dei rifiuti, decideranno di chiuderci le porte.
È evidente che questo ennesimo sforamento e il conseguente aumento di costi per la collettività sono la diretta conseguenza dell’incapacità da parte dell’Azienda dei Servizi e dell’Esecutivo di dare attuazione, nei tempi previsti, alla diffusione del metodo di raccolta Porta a Porta su tutto il territorio.
Pochi giorni fa il Segretario Teodoro Lonfernini aveva suggerito ai nostri Consiglieri di essere positivi di fronte all’impegno suo e della direzione dell’Azienda dei Servizi di intraprendere la strada di questa piccola rivoluzione.
Noi vorremmo essere positivi, ma siamo costretti a ribadire che i ritardi accumulati sono ingiustificati e stanno causando gravi disagi organizzativi e logistici. Ma che, soprattutto, ci sono precise responsabilità che stanno impedendo al nostro Paese di intraprendere un percorso virtuoso che ci permetterebbe di raggiungere i seguenti obiettivi:
- diminuire la parte residua da destinare a smaltimento dal 75% al 25% con conseguente abbattimento dei costi (intorno ai 2 milioni di euro);
- un trasferimento di queste risorse per la remunerazione di nuova forza lavoro che, considerata la disastrosa situazione occupazionale del Paese, sarebbe una boccata di aria fresca;
- una maggiore capacità di trattativa dello Stato nei confronti delle Regioni a noi limitrofe per concordare con condizioni economiche non vessative, le modalità per lo smaltimento della parte residua della nostra raccolta;
- intraprendere finalmente un percorso virtuoso di gestione dei rifiuti che segua i principi e i dettami della strategia rifiuti zero, approvata a larga maggioranza dal Consiglio Grande e Generale nel maggio del 2013.
Il porta a porta è solo il primo passo verso un cammino che il nostro paese deve intraprendere per diventare più autonomo e più sostenibile e in cui le strategie a monte per ridurre la quantità di rifiuto (come la tariffazione puntuale) avranno un ruolo fondamentale.
Civico10 crede che impiegare le risorse sempre più limitate del bilancio dello Stato per pagare dei lavoratori sammarinesi che vadano a raccogliere a domicilio i nostri rifiuti differenziati, invece che qualche impresa italiana per smaltire i nostri rifiuti indifferenziati, sia molto più intelligente.
Voi che dite?"
A San Giovanni, fino a ieri, si stava nuovamente cumulando la raccolta dai cassonetti stradali, a cui si aggiunge la parte residua (circa il 25%) dai Castelli di Chiesanuova e Fiorentino e centri storici di Città e Borgo, nei quali il porta a porta è già realtà.
Una collina di rifiuti che, come già avvenuto non più tardi di un anno fa, non venivano più preparati per il loro trasporto verso le destinazioni previste da apposito accordo internazionale tra San Marino e la Regione Emilia Romagna, più precisamente le discariche di Sogliano e Imola. Quindi era destinata a diventare, ancora una volta, una montagna.
E perché succede questo? Perché, come si capisce bene dalla delibera del Congresso di Stato n.26 del 2 dicembre scorso, abbiamo “sforato” i limiti quantitativi annuali di indifferenziata previsti dall’accordo con la Regione Emilia Romagna. E li abbiamo sforati per ben 800 tonnellate.
Direte: allora? Cosa ci cambia? Tanto la mondezza indifferenziata non rimarrà comunque a casa nostra se il Governo ha ottenuto una deroga.
Invece non è così, ci cambia eccome. Innanzitutto ci costa.
Ci costa un risarcimento danni, nei confronti della vicina Italia, che dovrà pagare l’Ecc.ma Camera. Poi ci costerà, quasi certamente, una fidejussione di 450.000€ a copertura delle spese a garanzia delle spedizioni transfrontaliere, così come previsto dall’apposita normativa europea. Nondimeno questa situazione ci costerà, se sarà perpetrata, situazioni di stallo sempre più frequenti se i nostri vicini, che a settembre di quest’anno hanno approvato una nuova legge regionale avanzatissima sulla gestione dei rifiuti, decideranno di chiuderci le porte.
È evidente che questo ennesimo sforamento e il conseguente aumento di costi per la collettività sono la diretta conseguenza dell’incapacità da parte dell’Azienda dei Servizi e dell’Esecutivo di dare attuazione, nei tempi previsti, alla diffusione del metodo di raccolta Porta a Porta su tutto il territorio.
Pochi giorni fa il Segretario Teodoro Lonfernini aveva suggerito ai nostri Consiglieri di essere positivi di fronte all’impegno suo e della direzione dell’Azienda dei Servizi di intraprendere la strada di questa piccola rivoluzione.
Noi vorremmo essere positivi, ma siamo costretti a ribadire che i ritardi accumulati sono ingiustificati e stanno causando gravi disagi organizzativi e logistici. Ma che, soprattutto, ci sono precise responsabilità che stanno impedendo al nostro Paese di intraprendere un percorso virtuoso che ci permetterebbe di raggiungere i seguenti obiettivi:
- diminuire la parte residua da destinare a smaltimento dal 75% al 25% con conseguente abbattimento dei costi (intorno ai 2 milioni di euro);
- un trasferimento di queste risorse per la remunerazione di nuova forza lavoro che, considerata la disastrosa situazione occupazionale del Paese, sarebbe una boccata di aria fresca;
- una maggiore capacità di trattativa dello Stato nei confronti delle Regioni a noi limitrofe per concordare con condizioni economiche non vessative, le modalità per lo smaltimento della parte residua della nostra raccolta;
- intraprendere finalmente un percorso virtuoso di gestione dei rifiuti che segua i principi e i dettami della strategia rifiuti zero, approvata a larga maggioranza dal Consiglio Grande e Generale nel maggio del 2013.
Il porta a porta è solo il primo passo verso un cammino che il nostro paese deve intraprendere per diventare più autonomo e più sostenibile e in cui le strategie a monte per ridurre la quantità di rifiuto (come la tariffazione puntuale) avranno un ruolo fondamentale.
Civico10 crede che impiegare le risorse sempre più limitate del bilancio dello Stato per pagare dei lavoratori sammarinesi che vadano a raccogliere a domicilio i nostri rifiuti differenziati, invece che qualche impresa italiana per smaltire i nostri rifiuti indifferenziati, sia molto più intelligente.
Voi che dite?"
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