C10 sullo sport: "Avere la legge non basta"
Il progetto verrà avviato inizialmente con i giovani calciatori, per poi essere ampliato a tutte le discipline sportive.
In che modo? Grazie a soluzioni didattiche ad hoc e all’uso della tecnologia. Gli studenti-atleti non avranno “sconti” sui programmi di studio, che saranno uguali a quelli dei loro compagni, ma potranno seguire le lezioni tramite una piattaforma web, conciliandole con gli impegni sportivi.
Sempre tramite questa piattaforma potranno dialogare e interagire con i docenti o con i compagni e avranno a disposizione tutti i materiali didattici.
Le attività di e-learning potranno essere equiparate ai fini della valutazione a quelle svolte in presenza, per una quota massima del 25% del monte orario annuale. Sia le verifiche orali che quelle scritte, valide anche ai fini della ammissione alla classe successiva, non potranno però essere effettuate tramite la piattaforma digitale.
Tramite questo esempio vogliamo spronare la Segreteria di Stato allo Sport, promotrice della nuova normativa in materia, a “dare le gambe” al progetto di legge che è stato approvato.
Perché se è vero che uno degli obiettivi della norma era proprio rendere lo sport una componente fondamentale, strutturale, della formazione che la scuola dà ai nostri studenti è necessario agire concretamente in questo senso.
Il nostro movimento ha sempre sostenuto che nello stendere la nuova legge sullo sport sia mancato un po’ di coraggio proprio nelle scelte di fondo, in particolare su questo tema. La nuova legge pone infatti fra i “principi” di base per un corretto sviluppo dell’attività sportiva una sempre maggiore sinergia con gli istituti scolastici, ma poi non è capace di tradurre questo enunciato nel concreto, demandando tutto a successivi decreti delegati che tardano ad arrivare.
Per quasi tutti i paesi europei, l’obiettivo principale dell’educazione fisica è favorire lo sviluppo fisico, personale e sociale dei ragazzi. Viene spesso sottolineata anche la promozione di uno stile di vita sano, mentre l’educazione alla salute è divenuta materia obbligatoria in Irlanda, a Cipro e in Finlandia. In alcuni paesi come la Germania, il Portogallo, il Regno Unito e i Paesi nordici viene invece insegnata con approccio interdisciplinare. Ciò significa che, ad esempio, durante la lezione di educazione fisica entrano in campo le scienze naturali e sociali e viceversa.
In alcuni paesi l’educazione fisica, invece, è integrata nella routine giornaliera della scuola. In molte scuole danesi, gli studenti praticano la ‘corsa mattutina’ prima dell’inizio delle lezioni oppure utilizzano intervalli prolungati durante i quali vengono svolti vari tipi di attività fisica all’aperto o in palestra. Ora anche l’Italia, lo dimostra l’esempio sopra, prova ad avviare questo tipo di politiche.
Noi potremmo perlomeno iniziare ad aumentare le ore dedicate all’educazione fisica, perlomeno alle elementari. Con un orario settimanale di 37 ore, due ore di educazione motoria paiono più uno sfogatoio, che un modo di avvicinare i bambini alle attività motorie.
Invece scegliamo di non scegliere, o di rinviare la scelta, con la scusa che intanto abbiamo fatto una nuova legge. Ma questo non basta, se veramente si vuole puntare sullo sport come motore di sviluppo economico del paese.
Comunicato stampa
Movimento Civico 10