Giovedì 14 maggio giornata di mobilitazione della Campagna “Siamo qui. Sanatoria Subito!” che vedrà mobilitazioni davanti alle Prefetture di numerose città italiane ed anche a Rimini dove si è appena concluso il FLASH MOB. Mobilitazioni la cui necessità è condivisa anche dalle tante associazioni antirazziste della Romagna che hanno unito le forze per la comune campagna di mobilitazione a favore di un regolarizzazione universale delle persone migranti prive del permesso di soggiorno, un appello a cui hanno aderito 138 associazioni del territorio e 1500 cittadini e cittadine. Da giorni stiamo assistendo ad un balletto e dibattito politico di basso tenore intorno alla possibilità di una regolarizzazione per i/le lavoratori/trici migranti a cui è scaduto o che non hanno un permesso di soggiorno per vivere regolarmente in Italia. La proposta che sembra aver accontentato tutti è un compromesso al ribasso che servirà per salvare la stagione agricola ma che non salverà certo i tanti e le tante invisibili, lavoratrici e lavoratori stranieri costretti ad accettare paghe misere, senza contratto perché privi di regolare permesso e quindi braccia soggette al ricatto e allo sfruttamento di mafie, caporali e imprenditori senza scrupoli. Senza scendere nello specifico della durata e delle caratteristiche del documento temporaneo eventualmente rilasciato e delle categorie di lavoratori/trici interessati, visto che di concreto non vi è ancora nulla, pensiamo che il nodo non sia soltanto e solo il tema dell'emersione del lavoro nero, fenomeno largamente radicato in tanti settori economici e territori – compreso il nostro – e nemmeno soltanto quello sanitario e della salute pubblica quanto, piuttosto, in maniera più ampia e complessiva, il tema dei diritti e di come l'accesso a questo sia immediatamente collegato al tema della sicurezza sociale e di una vita degna. Per questo vogliamo una regolarizzazione di tutte e tutti i/le migranti in Italia. Perché è giusta, è conveniente ed è l'unico strumento per uscire assieme da una crisi che, partita come sanitaria, sarà presto una feroce crisi economica. Una regolarizzazione per tutte e tutti i/le migranti che sono privi del Permesso di Soggiorno è una regolarizzazione della nostra società, della nostra umanità, della nostra legalità. Ed è per noi un punto imprescindibile nella ricostruzione della nuova società. L'impianto legislativo e normativo che ha dato vita negli ultimi decenni a politiche migratorie razziste ed escludenti che, soffiando su povertà e disagio economici, hanno prodotto capri espiatori su cui riversare odio e frustrazioni, ha creato non solo un esercito di nuovi schiavi ma anche di nuovi homeless. Gli ultimi rilevamenti, con larga probabilità sottostimati, ci dicono che nel nostro Paese vi siano tra le 49.000 e le 52.000 persone senza dimora. Solitamente lasciati ai margini e nell'invisibilità, nemmeno di fronte a questa pandemia globale Governi, Regioni e Comuni sono stati in grado di pensare ed elaborare delle misure e soluzioni che li includessero. Per settimane ci siamo sentiti ripetere che la tutela della salute era al primo posto tra gli interessi del governo ma nei fatti non è stato così. Le persone senza dimora costituiscono infatti uno dei gruppi di popolazione potenzialmente più vulnerabili ed esposti alla pandemia da CoViD-19. Vivono sulla strada o in alloggi precari e sovraffollati dove le misure di distanziamento sociale sono impossibili; presentano spesso più patologie croniche concomitanti; hanno difficoltà di accesso ai servizi sanitari; spesso non hanno accesso regolare ai servizi igienici più essenziali. Molti tra questi hanno inoltre un'età superiore ai 50 anni e numerosi sono quelli che presentano forme di disagio psichico. A Rimini, dove ad eccezione di Casa Don Andrea Gallo Rimini #perlautonomia 2.0, l'accoglienza notturna e diurna delle persone senza dimora è cessata dal 24 Febbraio e con essa anche i servizi docce e distribuzione del vestiario, numerose sono state le richieste e sollecitazioni inviate da parte dell'ass. Rumori Sinistri alla Prefettura.. Si richiedeva nella fattispecie Protocolli e DPI per chi lavora ed è ospitato in centri di accoglienza e a bassa soglia e la messa a disposizione – anche mediante lo strumento della requisizione così come previsto dall’art. 6 Decreto Cura-Italia – di strutture per l'accoglienza delle persone senza dimora nonché la predisposizione di luoghi per la quarantena delle PSD in caso di necessità. Sul primo fronte con estremo ritardo qualcosa si è ottenuto, sul secondo un silenzio assordante e irresponsabile ci circonda ancora oggi. Per questo chiediamo l’immediata apertura di spazi per l’accoglienza e di protezione per le PSD nelle nostra città e in tutta Italia dove manca ancora un Piano generale di intervento e supporto a chi vive, trovandosi senza casa, le maggiori vulnerabilità. Non siamo disposti ad accettare che questa emergenza sanitaria ritratteggi i confini di una società individualista, egoista dove ci sono vite di serie A e vite di serie B anche perché – egoisticamente parlando – nessuno/a di noi può avere la certezza che non si ritroverà mai nella seconda serie.
c.s. Casa Madina Network