“Il nuovo Decreto anti-Covid è debole e contraddittorio. E purtroppo appare chiaro che oltre alla gravissima pandemia, l’altro ‘virus’ da combattere è quello del mancato confronto”. E’ questo il lapidario commento del segretario generale CDLS, Gianluca Montanari, di fronte alle ultime misure scelte dal Governo per arginare l’ondata dei contagi. “Condividiamo la forte preoccupazione dell’Esecutivo per l’aggravarsi dei ricoveri nel reparto di terapia intensiva e per il sovraccarico di lavoro che sta mettendo a dura prova medici, infermieri e personale sanitario. Crediamo anche che da parte dei vertici sanitari sia stata sottovalutata la crescita esponenziale della diffusione dei contagi e la conseguente saturazione della struttura ospedaliera: pensiamo che la lotta alla pandemia abbia bisogno di un salto di qualità. Di una strategia più incisiva e maggiormente condivisa con le parti sociali”. Per la CDLS non è più accettabile il mancato confronto con i corpi intermedi, con le parti sociali rispetto a scelte che impattano sui lavoratori, pubblici e privati, sulle famiglie e sul Paese. Ridursi ad un limitatissimo confronto - tramite video-call, senza aver ricevuto alcuna bozza del provvedimento - a pochissime ore dall’emanazione del Decreto è per la Confederazione Democratica inaccettabile ed avvilente. Tra le tante criticità che preoccupano il sindacato, rileviamo in modo sempre più frequente questa modalità superficiale del Governo di rapportarsi con le forze sociali. Appare chiaro che la principale modalità di contenimento dei contagi, in attesa di avere vaccinato la più larga fetta di popolazione, è cercare di limitare la mobilità il più possibile. E’ anche per questo motivo che la Confederazione Democratica ritiene insufficiente la decisione di ridurre al 50% le presenze al lavoro solo per i dipendenti pubblici. “E’ indispensabile - puntualizza il Segretario Generale della CDLS – che deve esserci coerenza da parte del Governo riguardo alla temporanea riduzione del 50% della presenza dei lavoratori sui luoghi di lavoro: questa regola straordinaria va estesa anche ad altri comparti lavorativi, senza escludere nessuno. La rischiosità del contagio non si differenzia tra i lavoratori pubblici e quelli privati. Serve fare l’ennesimo, speriamo ultimo, sacrificio e questo deve interessare tutti nell’interesse di tutti”. Altra decisione contraddittoria assunta dal Governo nel nuovo Decreto è stata quella di imporre la chiusura delle mense senza prevedere una analoga decisione anche per la ristorazione alternativa - bar, ristoranti, tavole calde - magari limitando l’attività anche per le colazioni o il pranzo al solo asporto o alla consegna a domicilio. Purtroppo questa “mancata scelta” che ha motivazioni quasi sicuramente economiche, non limita il movimento dei lavoratori, anzi, potrebbe addirittura incrementare il rischio contagi, spostando i possibili assembramenti in attività con una ridotta capienza di posti, essendo stato peraltro vietato l’accesso ai parchi ed alle piazze se non per transito. Quasi tutti gli altri Paesi europei hanno deciso di far terminare i provvedimenti restrittivi dopo le festività pasquali, anche per evitare mobilità e più che prevedibili assembramenti nelle strutture ricettive e nei ristoranti. Lascia quindi molto perplessi la scelta - prevista nel Decreto appena emesso - di far cessare le chiusure il 1 aprile, “dimenticando” il periodo di Pasqua: se l’obiettivo deve essere quello di fare un ultimo sacrificio collettivo per consentire una ripresa dell’economia, questa disattenzione del nostro Governo appare molto inopportuna. Nella lotta alla pandemia, conclude il segretario della CDLS, “va adottata una strategia trasparente, chiara e consapevole, con una pianificazione di aperture-chiusure che metta al primo posto la sicurezza della collettività. Vanno evitate le scelte ambigue, in qualche caso fin troppo tolleranti verso qualche comparto, che alimentano quella sottocultura del non rispetto e del tornaconto egoistico individuale e di qualche categoria”.
CDLS