Centro Studi per la Cultura Popolare: Festa di sant'Agata 2021

Centro Studi per la Cultura Popolare: Festa di sant'Agata 2021.

Oggi, 5 febbraio, è la festa di sant'Agata, giovane martire catanese: senza candelore, senza processioni, senza ceri, sarà quest'anno la festa, ma con uguale fede si guarderà a questa santa martire, bella della bellezza inesauribile della fede e dell'abbandono totale a Gesù.
Ecco la sua storia.
Agata è nome greco, e significa: buona, valente, prode; la giovane fu martirizzata nel 251 durante la persecuzione di Decio.
Il governatore Quinziano, avido, vanaglorioso e lussurioso si accanì contro di lei e la mise nelle mani di una meretrice (le giovani vergini cristiane venivano condotte in un bordello sia come condanna -e Tertullinano ha modo di sottolineare il gioco di parole sulla condanna “ad lenonem potius quam ad leonem”- che come necessità per i loro carnefici stessi prima di ucciderle in qualunque modo: infatti sarebbe stato grave empietà uccidere una vergine), e non avendo ottenuto di corromperne la virtù, le fece strappare una mammella; poi la fece poi rinchiudere, e diede ordine che nessuno la curasse. Ma accompagnato da un fanciullo che portava un lume, nella cella apparve un vecchio che propose di medicarla, e, non volendo Agata cure umane, si rivelò come l'apostolo San Pietro e la guarì.
Quinziano la fece allora rotolare su cocci aguzzi e carboni ardenti. Mentre l'ordine veniva eseguito, Catania fu scossa da un terremoto: impauriti, i Catanesi tentarono di fermare Quinziano, ma questi, rimandata Agata in carcere, fuggì: ma annegò nel Simeto, che, secondo la voce popolare, continua a fare udire il lamento del crudele governatore. Intanto Agata morì in carcere, il 5 febbraio. Accanto alla sua tomba un angelo pose una tavoletta con le iniziali della frase: MENTEM SANCTAM SPONTANEAM, HONOREM DEO, ET PATRIAE LIBERATIONEM cioé M.S.S.H.D.E.P.L. che significa:
(Agata aveva) una mente santa e spontanea (cioè indirizzava volontariamente il suo intelletto alle cose sante), (riservava) onore a Dio e liberazione per la patria.
La protezione per la patria si confermò nel 252, quando, minacciata Catania dall'eruzione dell'Etna, il popolo oppose alla lava il velo che copriva il sepolcro della santa.
Sulla sua tomba venne santa Lucia a pregare con la madre.
Le sue reliquie nel secolo XI furono portate a Costantinopoli. Ma Agata apparve a due giovani militi della guardia imperiale bizantina, che trafugarono le reliquie e le riportarono in Sicilia.
Un altro motto riferito ad Agata ricorda che Federico II (1194-1250), cui Catania si era ribellata, voleva distruggerla e ucciderne i cittadini. Questi, secondo la tradizione, chiesero come ultimo desiderio di poter celebrare una Messa, alla quale presenziò anche il sovrano. Sul suo messale però ad ogni pagina vide la scritta: NOLI OFFENDERE PATRIAM AGATHAE QUIA ULTRIX INIURIARUM EST (non offendere la patria di Agata perché è vendicatrice delle offese). Questa frase è divenuta un motto della santa, e compare sulla facciata della cattedrale.
Della Repubblica di San Marino, dove per altro il suo culto era già diffuso, sant’Agata divenne compatrona nel secolo XVIII: infatti il 5 febbraio 1740 la Repubblica poté recuperare la libertà perduta ad opera del legato pontificio Cardinale Giulio Alberoni, e vide riconosciuti i suoi diritti.
- La santa è rappresentata durante il martirio, attorniata dai carnefici, oppure nel carcere e visitata da san Pietro.
- È patrona delle balie, delle madri che allattano, ed è invocata contro ogni malattia del seno. Inoltre protegge contro le eruzioni vulcaniche, il fuoco (anche quello del Purgatorio), gli incendi, i terremoti.
Poiché si suonavano le campane per avvisare degli incendi, e inoltre la colata infuocata per fare le campane ricorda la lava, è protettrice delle campane, e sovente si trova su di esse la sua immagine.
- Attributo principale: una o due mammelle tagliate.
- Attributi secondari: le forbici, il coltello o tenaglie del martirio, il fuoco su cui fu rotolata, l’Etna in eruzione, il velo, i due motti.
Ma ci piace oggi accostare a questa martire che difese la sua fede a una delle giovani che furono rapite nel 2018, da Boko Aram.
Ce ne ha parlato recentemente proprio dalla Terra di Libertà, l'Antica Repubblica di San Marino, di cui Agata è patrona, don Mangiarotti. Ecco cosa scrive, nel giorno dedicato alla stampa libera, il 26 gennaio.
"È stato infatti il terzo Natale che ha passato nelle mani di Boko Haram, il più feroce gruppo terroristico islamico d’Africa. Venne rapita dal suo villaggio di Dapchi il 19 febbraio 2018 che aveva soltanto 14 anni. È l’unica ragazza cristiana tra le scolare di Dapchi che, nonostante avesse potuto essere liberata insieme alle compagne di scuola, ha rifiutato di convertirsi all’Islam. Le ragazze che erano con lei hanno raccontato: “Boko Haram disse a Leah di accettare l’islam e lei rifiutò. Quindi dissero che non sarebbe venuta con noi e che sarebbe dovuta tornare a sedersi con altre tre ragazze che avevano lì. L’abbiamo supplicata di recitare la dichiarazione islamica, di mettere l’hijab e salire sul veicolo, ma lei ha detto che non era la sua fede, quindi perché avrebbe dovuto dirlo? Se vogliono ucciderla, possono andare avanti, ma lei non dirà che è musulmana”.
Lo ha confessato anche Muhammadu Buhari, il presidente della Nigeria: “Leah è ancora nelle mani dei terroristi perché, a loro dire, non ha abiurato la sua fede cristiana”. Siamo in terra di martirio quasi quotidiano. Pochi giorni fa un altro sacerdote cattolico è stato assassinato in Nigeria dopo aver detto messa. I media italiani di Leah parlano poco, quasi per niente. Fanno più titoli e clic le rapite dai terroristi che si mettono il velo e si convertono all’Islam. Nessun hashtag per Leah. E si fatica a trovare anche una parola di preghiera.»
Come rimanere insensibili di fronte a questa giovane, rapita a 14 (sì, quattordici) anni le cui amiche hanno ricordato questo loro pensiero: «L’abbiamo supplicata di recitare la dichiarazione islamica, di mettere l’hijab e salire sul veicolo, ma lei ha detto che non era la sua fede, quindi perché avrebbe dovuto dirlo?» credo che la vicenda di Leah ci dovrà stimolare a farci voce di tutti coloro che non si piegano di fronte a un potere che vorrebbe cancellare la loro identità, le loro convinzioni, i loro luoghi.
Per evitare che il pensiero dolorante e terribile del pastore Niemöller descriva il nostro presente: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Tempo fa lessi la poesia di Rimbaud, La canzone della torre più alta, e mi ha commosso il grido: «Oh, venga il tempo dei cuori che s’infiammano» con quel suo intraducibile «Ah ! Que le temps vienne / Où les coeurs s’éprennent.»! E come non pensare a quella giovanissima il cui cuore non cede alle lusinghe di una religione che la libererebbe solo se accettasse pure la menzogna di una finta convinzione. Che chi comunica al cuore dell’uomo sappia, come ha fatto Giulio Meotti, inabissarsi nel profondo della realtà e comunicarci la bellezza di chi preferisce la dignità al compromesso. E che noi non abbiamo a dimenticare quegli sprazzi di luce che, col volto di una ragazzina, ci mostrano che cosa significa vivere senza vergognarsi.".
Come aveva fatto, Agata.

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Comunicato stampa
Gioia Lanzi Centro Studi per la Cultura Popolare


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