Cittadinanza Attiva su parificazione contratto degli insegnanti di religione
Preannunciata con un incontro informale, è arrivata infatti puntuale una proposta di legge che punta ad inserire, in favore degli insegnanti di religione, alcune tutele sindacali di cui oggi gli stessi sono sprovvisti, avvicinando di fatto la loro condizione contrattuale a quella degli altri insegnanti di ruolo.
Non ci sarebbe nulla da obiettare, anzi, parrebbe essere una proposta sacrosanta, da sostenere in virtù dell’uguaglianza fra i lavoratori. Sarebbe, si… se non fosse per un aspetto assolutamente non secondario.
Gli insegnanti di religione, chiamati da una graduatoria pubblica riservata e pagati e messi sotto contratto dalla Pubblica Amministrazione, vengono ancora oggi scelti (e potenzialmente “licenziati”) dalla Curia.
La “trattativa” che il Segretario Morganti pare abbia portato avanti con il Vescovo non è riuscita infatti ad ottenere, sempre che vi sia stata questa richiesta, l’estromissione dell’avvallo da parte del Vescovo dai requisiti necessari per iscriversi alla graduatoria riservata ai laureati in teologia. Quello che si è ottenuto, così è stato riferito, è solamente l’eliminazione della riconferma annuale di idoneità.
In parole povere gli insegnanti, il cui insegnamento doveva sottostare ogni anno al vaglio del Vescovo, oggi dovranno ottenere l’idoneità all’insegnamento dalla Diocesi solamente al momento della loro iscrizione in graduatoria, fatta salva la facoltà, che parrebbe rimasta in capo allo stesso Vescovo, di revocare la loro idoneità in ogni momento (quindi di provocarne il licenziamento).
Questo significa che la Curia mantiene ferreo il proprio controllo sul personale che viene assunto nelle scuole pubbliche da pubblica graduatoria, con contratto pubblico e con stipendio pagato dalla collettività.
E’ evidente, quindi, che continuare a proporre di parificare la loro condizione a quella degli altri insegnanti non è giusto, perlomeno finché permangono queste condizioni discriminatorie nella selezione. Lo sa bene il Consiglio Grande e Generale, l’organo sovrano nella nostra Repubblica che dovrebbe decidere in tema di normativa e che invece viene troppo spesso scavalcato da un Governo autoritario. Il parlamento aveva non a caso bocciato, il 25 ottobre 2013, l’accordo con la Diocesi che prevedeva proprio queste modifiche.
Quella del Segretario Morganti è una forzatura, quindi, resa ancora più odiosa dal fatto che criticarla può facilmente passare per insensibilità nei confronti delle condizioni lavorative di una categoria precaria e sottomessa nel proprio lavoro al vaglio della Curia.
Come Cittadinanza Attiva ripetiamo allora quanto proposto già due anni fa:
Allora si elimini l’avvallo del Vescovo come requisito per l’iscrizione alla graduatoria pubblica degli insegnanti di religione; si liberino questi laureati, con tutti i titoli necessari per insegnare, dal vaglio di un’istituzione religiosa che, in un Paese laico, non può avere diritto di veto all’interno dell’ambito formativo della scuola pubblica; una volta fatto questo, si parifichi l’assunzione e il contratto degli insegnanti di religione a quelli delle altre materie, facendoli entrare a pieno titolo all’interno dell’organico della Pubblica Amministrazione.
Questo è il modo più corretto per eliminare ogni discriminazione, in un senso e nell’altro.
Comunicato stampa
Cittadinanza Attiva