Civico 10 contro il Decreto sul contributo dello Stato ai Servizi Socio-Educativi Privati Accreditati
Durante questa sessione consigliare, Civico10 ha più volte cercato di sottoporre le criticità al Segretario all’Istruzione ma, come sempre, le proposte formulate non hanno ricevuto alcuna considerazione, anzi. Hanno fornito allo stesso Morganti l’occasione di riconfermare che, il contributo mensile dello Stato alle imprese di diritto privato è necessario in quanto non sarebbero altrimenti in grado di autosostenere l’attività rischiando la chiusura.
E’ oltremodo strano pensare che nell’arco temporale di 11 anni, da quando cioè la Legge n.68/2004 ha sancito la nascita delle strutture private, queste siano rimaste sul mercato solamente per merito del contributo statale. Se così fosse, le scelte del passato sarebbero irresponsabili e paradossalmente, gli unici veri imputabili di una potenziale crisi di un intero settore privato sarebbero gli stessi Governi che fino ad oggi, con i contributi, avrebbe alterato l’operatività e la capacità imprenditoriale privata.
Se si fosse agito correttamente, oggi le strutture private sarebbero assolutamente in grado di ritagliarsi un ambito operativo dove esprimere appieno le potenzialità e le professionalità acquisite in questi dieci anni di attività, senza tanti contributi né assistenze statali. Così, purtroppo, non è stato.
Ma la problematica sollevata dal Segretario risiede, evidentemente, nella gestione poco illuminata svolta dai vari responsabili politici che hanno incentivato una inutile antitesi tra settori, quello pubblico e quello privato, compromettendo il consolidamento di positive sinergie operative tra le due entità.
Il vero “peccato originale” è quindi da ricercare in coloro che, all’epoca della discussione sulla legge n.68, non hanno ascoltato, e men che meno accolto, le proposte che i tecnici proposero. In primis quella di ritagliare ambiti ben precisi per i due settori, specializzando quelli privati in servizi non ancora di pertinenza del pubblico e consentendo ai nuovi arrivati la possibilità di agire laddove il pubblico non era presente. Ma il punto di riferimento del Governo, anche a quel tempo, era tutt’altro che il bene del Paese… e le scelte sono state altre.
Il Segretario Morganti ha confermato che il plesso pubblico di Falciano non lavora a pieno regime, che i posti non occupati sono 14 e che ogni anno lo Stato convenziona presso strutture private della stessa tipologia (Asilo Nido) 13 posti bambino, elargendo mensilmente alle strutture private 598 euro per bambino come parziale copertura della retta.
Quindi perché se lo Stato, pur avendo a disposizione posti pubblici nelle sue strutture per il medesimo numero, continua a convenzionarsi con il privato?
Abbiamo rilevato questa evidente discrepanza, che richiede ogni anno allo Stato l’impegno doppio di spesa, per il pubblico e per il privato suggerendo che si potrebbero evitare tali spese, ancorché viziate ed oramai divenute insostenibili, ottimizzando ed adattando il servizio alle mutate condizioni.
Ma la logica delle vecchie scelte “assistenzialistiche statali” nei confronti di imprese private, è dura a svanire.
Una delle motivazioni addotte dal Segretario è la carenza di personale e l’impossibilità di chiedere agli operatori del servizio pubblico di sobbarcarsi altri bambini. Ma allora per quale motivo non si agisce direttamente per superare tali carenze rassicurando gli oltre tremila cittadini che si sono spesi perché la struttura di Falciano rimanesse a gestione pubblica?
Crediamo che, come per altre questioni, vi siano alla base scelte ben precise e che sottendono a mantenere inalterate ed immobili le criticità, così da giustificare il ricorso ad aziende private. Una sempre e presente mancanza di volontà di questo Governo tesa a non assicurare nei modi più razionali, efficienti e pubblicamente corretti per i Cittadini, una serie di servizi che possano esprimere tutte le proprie potenzialità, sia nel pubblico che nel privato.
Comunicato stampa