Civico10: "La normalità anormale del sistema San Marino"
Iniziano così le citazioni degli interrogatori dell’allora giovane rampante, pubblicate giusto ieri.
Parlando, appunto, di quel senso di giustizia che fa derubricare quello che la magistratura chiama mazzette a “contributi politici personali” che, a dire di Stolfi, commercialisti ed imprenditori avrebbero versato sui suoi conti e che lui, da buon imprenditore di sé stesso, ha avuto l’accortezza di reinvestire in immobili. Anche coloro che volevano sostenere la sua attività politica, ci mancherebbe, versavano solo contributi disinteressati sui suoi conti. Non lo facevano solo su quelli del Partito, ma anche sui suoi, per semplice stima personale, tutt'al più per condivisione delle linee politiche e di sviluppo proposte per il Paese.
Si tratta di quello stesso senso di giustizia che fa parlare l’ex pluri-Segretario di Stato, poi, con candida naturalezza, dei viaggi elettorali pagati ai cittadini all’estero con l’obiettivo di indirizzare il voto presso una determinata parte politica piuttosto che per un’altra, per distorcere insomma i risultati di un elezione democratica facendo clientelismo.
Altre mazzette, citate senza definirle tali anche da Claudio Podeschi nei suoi, di interrogatori, anche questi pubblicati a più riprese. Mazzette che però, in questo caso, sarebbero partite dalla politica ai cittadini e non viceversa, in una sorta di partita di giro da cui, per sua stessa ammissione degli stessi interrogatori, Fiorenzo Stolfi (e siamo pronti a scommettere, sulla base degli stili di vita, anche tanti altri) riusciva comunque a drenare risorse importanti per il proprio godimento personale.
Sempre lo stesso senso di giustizia lo fa parlare anche di riservatezza, quella con cui si trattavano certe cifre all’interno del Partito, necessaria per limitare gli avversari politici che avrebbero potuto magari cavalcare la demagogia. Mica perché, in fondo in fondo, questi giri di denaro, tanto normali proprio non lo erano.
E poi ancora “contributi”, quelli che il singolo professionista versava all’uomo politico a cui era vicino che gli permetteva di avere una licenza per operare, o magari gli assegnava qualche consulenza. Così facevan tutti, si tenta di dire, quindi tutto normale. No?
La normalità, in un Paese feudale. La normalità, in un Paese in cui la parola diritto è stata distorta per decenni, confondendola con “concessione”. La normalità, in cui forse davvero in tanti sapevano, o almeno immaginavano, ma non avevano né il coraggio, né la convenienza, né magari gli strumenti, per combattere il sistema unendosi alle poche voci fuori dal coro.
La normalità in un Paese in cui i corrotti sono stati e saranno ancora oggi, sicuramente, tanti, ma in cui tanti sono anche quelli che hanno voglia di chiamare le mazzette con il loro nome.
Una normalità che, quindi, proprio normale non era, prevedendo nella migliore delle ipotesi distorsioni alle regole basilari dell'apparato democratico, proprio nella Repubblica più antica del mondo.
Bisogna guardare al futuro, eccome se bisogna farlo. Ma se i singoli e gli apparati che li hanno sostenuti fossero capaci anche di gettare un'occhiata al passato, ammettere le proprie mancanze e chiedere scusa, semplicemente e sinceramente scusa a tutti coloro che questo sistema lo hanno subito, anche al loro interno, si potrebbe guardare il futuro più liberamente, tutti quanti.
Con lo sguardo non più offuscato dai fumi scuri di un passato non proprio edificante.
Comunicato stampa Movimento Civico10