Commissione d’inchiesta su Banca CIS: fotografia impietosa del coinvolgimento e lassismo della politica in un fallimento bancario annunciato
Se fino a ieri c’erano delle ipotesi o dei sospetti, ora ci sono certezze rispetto al ruolo determinante che la politica ha avuto, nell’arco di più legislature, nel mantenere un atteggiamento troppo compiacente con lobbies affaristiche e di potere che hanno portato ad un epilogo prevedibile: creare i presupposti per una ulteriore enorme voragine economica a danno della collettività, quale è stato il default di Banca CIS. La storia parte da lontano, nel 2010 è stata contrastata la Vigilanza di Banca Centrale, arrivando fino a provocare le dimissioni di chi stava facendo il proprio dovere, in quanto a seguito di una approfondita ispezione fu rilevato un profondo dissesto, che avrebbe portato inevitabilmente a commissariare Banca Partner. Nel corso della penultima legislatura la politica ha avallato, in modo non troppo chiaro e trasparente, la nomina del Presidente di Banca Centrale a seguito della quale è iniziata la presa di potere di un agguerrito gruppo affaristico che si è rapidamente posizionato nei gangli strategici della Banca Centrale, estromettendo con licenziamenti illegittimi e con trasferimenti mirati chiunque fosse di contrasto ai loro obiettivi. Questa vera e propria “occupazione” di Banca Centrale si è ulteriormente consolidata durante l’ultima legislatura: è emerso chiaramente l’obiettivo finale del gruppo di potere politico/affaristico che era alle spalle dei vertici di BCSM, il cui fine era la demolizione del sistema bancario sammarinese e l’assalto finale alla diligenza, ovvero Cassa di Risparmio. Per fortuna, la troppa sicurezza di sé unita ad un discreto livello di incapacità professionale, li ha indotti a commettere azioni così palesemente lesive degli interessi nazionali che solo un cieco avrebbe potuto non vederle. A quel punto, anche chi fino ad allora li osannava ed avallava il loro operato è dovuto intervenire per far sì che l’ultimo passo non si compisse. In mezzo c’è stato di tutto e di più, ma il passaggio più rilevante è stato proprio quello del 2010: i Commissari scrivono che la rimozione del Capo della Vigilanza di allora, che ha avuto quale conseguenza le dimissioni dei vertici di Banca Centrale, è stata fatta con la consapevolezza da parte di tutto il Governo e della maggioranza di allora che le conseguenze sarebbero state devastanti, non solo per il sistema bancario ma per l’intero Paese. Le relazioni tra Italia e San Marino si sarebbero “raffreddate”, tanto che non si addivenne alla firma del memorandum d’intesa concordato tra BCSM e la Banca d’Italia. Da oltre un decennio, stiamo ancora attendendo che tale indispensabile accordo venga sottoscritto. Poi si è addirittura consentito che una banca già tecnicamente fallita (Banca Partner) ne acquisisse una più grande e consolidata (Credito Industriale Sammarinese); non soddisfatti delle scelte sciagurate già fatte, si è anche consentita l’acquisizione di Euro Commercial Bank, permettendo quindi che si perpetuasse, in misura ancora più rilevante, il modus operandi che aveva portato al grave dissesto di Banca Partner, tutto ciò evidentemente nell’interesse di pochi lobbisti e forse per evitare l’emersione della grave situazione finanziaria del gruppo di potere che stava consolidando la sua influenza. Di certo quanto avvenuto non è stato fatto a tutela degli interessi del Paese, della cittadinanza e dell’equilibrio dei conti pubblici. Questo complesso intreccio tra politica, affari e poteri più o meno occulti, è avvenuto altresì con l’aiuto di pezzi della Magistratura, degli ex vertici di Cassa di Risparmio e di Banca Centrale: va sottolineato che la nomina di tali vertici è quasi sempre avvenuta per decisioni politiche. La Commissione pone in evidenza solo alcuni dei soggetti che hanno svolto ruoli di primo piano all’interno delle vicende narrate; non entra troppo nel dettaglio e non assolve nessuno di coloro che abbiano avuto responsabilità politiche e di Governo nelle varie legislature che si sono susseguite. Va sottolineato che la relazione è stata condivisa all’unanimità dei membri della Commissione: ciò faceva ben sperare riguardo al fatto che la giustizia avrebbe fatto velocemente il suo corso e che il miliardo di buco alle casse dello Stato causato dai dissesti bancari finora emersi, potesse essere almeno in parte colmato aggredendo - anche tramite tempestivi sequestri preventivi - i patrimoni dei colpevoli (non solo gli azionisti e gli ex vertici di Banca CIS, ma anche chi ha approfittato della situazione, ottenendo prestiti senza restituirli e chi era colluso o addirittura complice dei dissesti). L’unanimità raggiunta in Commissione dimostrava concretamente un’azione corale del Paese: il Consiglio Grande e Generale ed il Governo dovevano tenere conto di questo importante obiettivo raggiunto, ma invece l’Aula ha dato il peggio di sé, lacerandosi e contrapponendosi ancora una volta. Il fatto che la Commissione fosse composta per la gran parte da persone che non hanno avuto un ruolo politico durante gli anni in cui si sono svolti i fatti ricostruiti, mentre coloro che ne hanno avuti sono evidentemente riusciti a non subirne l’influenza, ha fatto sì che non si facessero sconti a nessuno. Non altrettanto è avvenuto da parte di quelle forze politiche e dei relativi Consiglieri che hanno invece minimizzato le proprie dirette responsabilità e puntato il dito su quelle di altri: ricreando quel clima di contrapposizione e scambio di accuse che è il presupposto per arrivare alla impunità dei colpevoli ed alla prescrizione dei reati commessi a danno del Paese. Da quanto avvenuto emerge chiaramente che la parte migliore della politica ne esce ancora una volta sconfitta; crediamo inoltre che chi ha - in qualsiasi modo e ruolo - contribuito a provocare, ha avallato o tollerato quanto avvenuto non sia in condizioni di contribuire a mettere rimedio ai danni provocati in questi anni. Siamo fermamente convinti che la parte migliore della politica debba farsi promotrice dei necessari provvedimenti affinché le distorsioni e le mancanze di controlli avvenute non si debbano più ripetere. C’è da augurarsi che la divisione strumentale che è emersa in Consiglio Grande e Generale su un documento di così rilevante importanza non si debba più ripetere e che prevalga, una volta per tutte, il senso dello Stato e la condanna unanime dei colpevoli. La CSU ritiene indispensabile che la Magistratura faccia quanto necessario, con tempestività ed incisività, per perseguire i colpevoli, far emergere le connivenze e gli intrecci politico/affaristici e attivare i sequestri sui beni dei responsabili, anche tramite rogatorie internazionali. In caso contrario le conseguenze politico-sociali della voragine causata dai dissesti bancari nel Bilancio dello Stato, non potranno fare altro che ingenerare ulteriori conflitti nel Paese.
c.s. CSU