Numeri alla mano, le elezioni hanno fatto emergere tutti i limiti di una legge elettorale che, grazie al premio di maggioranza, porta in Consiglio Grande e Generale circa il 25% di membri non legittimati dal voto della cittadinanza. Per quanto riguarda la coalizione Democrazia in Movimento ad esempio, entreranno in aula solo 9 dei 15 candidati eletti al primo turno del 20 novembre, con una perdita di 4 seggi per RETE (che passa da 12 a 8) e di 2 seggi per MDSMI (che passa da 3 a 1). Questi seggi andranno a beneficio di chi, all’interno della coalizione vincente, era rimasto escluso al primo turno.
Questo non vuole certo essere un giudizio di merito: l’operato del nuovo governo andrà valutato col tempo. Ma rappresenta un esempio, basato sui numeri, di come la legge elettorale vigente sia ben lontana dall’essere rappresentativa della volontà popolare. E queste criticità le avevamo dichiarate ben prima che si andasse ad elezioni, dunque ora crediamo ci si debba mettere mano urgentemente.
Con il voto del 20 novembre 1 cittadino su 4 ha espresso la volontà di una definitiva rottura col passato: 4503 votanti hanno avuto il coraggio e la determinazione per chiedere un’alternativa non solo alla stagnazione rappresentata dalla DC ma anche a tutti quei partiti che per anni le hanno consentito di spadroneggiare e che ora sono riciclati nella nuova coalizione di governo.
Naturalmente non si può che prendere atto della vittoria della coalizione Adesso.Sm o, meglio, della pesante sconfitta subita dalla Democrazia Cristiana. Viene spontaneo chiedersi infatti quanto il voto del ballottaggio sia stato determinato dal reale consenso rispetto alla coalizione vincente e quanto invece dall’esasperazione di avere un’autoreferenziale DC al governo da troppi anni. Insomma, qualsiasi governo va bene pur di non vedere più la Democrazia Cristiana al comando.
Non possiamo che essere entusiasti del risultato ottenuto dal nostro movimento. In soli quattro anni RETE è diventata la seconda forza politica del paese, triplicando il numero di Consiglieri, aumentando il numero degli attivisti e dimostrando che se si intraprende un percorso politico coerente e in mezzo alla gente, il cambiamento si può ottenere senza strategie più o meno lecite.
Nonostante la stampa avversa che in più occasioni ha strumentalizzato le nostre posizioni (scrivendo falsità), nonostante i sondaggi pilotati, nonostante la demonizzazione della preferenza unica che sembrava dovesse far arrivare in Repubblica l’orda barbarica degli esteri in puro stile anni ’90, la cittadinanza ha capito la portata del progetto proposto da RETE e l’ha premiato.
Continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto controllando l’operato del governo e denunciando se serve quello che non va, ma soprattutto cercando di essere degni rappresentanti di chi ci ha dato ancora più fiducia. Ringraziamo tutti, specialmente le decine di persone che dedicano il loro tempo e la loro operosità a RETE, vere artefici del successo. Rimane ben saldo e genuino lo spirito del movimento: chi si avvicina non lo fa con l’intenzione di prendere qualcosa, ma di donare qualcosa. Tempo, lavoro, creatività, esperienza. Un'altra piccola rivoluzione che, in un paese come il nostro, non va assolutamente data per scontata.
Movimento RETE
Questo non vuole certo essere un giudizio di merito: l’operato del nuovo governo andrà valutato col tempo. Ma rappresenta un esempio, basato sui numeri, di come la legge elettorale vigente sia ben lontana dall’essere rappresentativa della volontà popolare. E queste criticità le avevamo dichiarate ben prima che si andasse ad elezioni, dunque ora crediamo ci si debba mettere mano urgentemente.
Con il voto del 20 novembre 1 cittadino su 4 ha espresso la volontà di una definitiva rottura col passato: 4503 votanti hanno avuto il coraggio e la determinazione per chiedere un’alternativa non solo alla stagnazione rappresentata dalla DC ma anche a tutti quei partiti che per anni le hanno consentito di spadroneggiare e che ora sono riciclati nella nuova coalizione di governo.
Naturalmente non si può che prendere atto della vittoria della coalizione Adesso.Sm o, meglio, della pesante sconfitta subita dalla Democrazia Cristiana. Viene spontaneo chiedersi infatti quanto il voto del ballottaggio sia stato determinato dal reale consenso rispetto alla coalizione vincente e quanto invece dall’esasperazione di avere un’autoreferenziale DC al governo da troppi anni. Insomma, qualsiasi governo va bene pur di non vedere più la Democrazia Cristiana al comando.
Non possiamo che essere entusiasti del risultato ottenuto dal nostro movimento. In soli quattro anni RETE è diventata la seconda forza politica del paese, triplicando il numero di Consiglieri, aumentando il numero degli attivisti e dimostrando che se si intraprende un percorso politico coerente e in mezzo alla gente, il cambiamento si può ottenere senza strategie più o meno lecite.
Nonostante la stampa avversa che in più occasioni ha strumentalizzato le nostre posizioni (scrivendo falsità), nonostante i sondaggi pilotati, nonostante la demonizzazione della preferenza unica che sembrava dovesse far arrivare in Repubblica l’orda barbarica degli esteri in puro stile anni ’90, la cittadinanza ha capito la portata del progetto proposto da RETE e l’ha premiato.
Continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto controllando l’operato del governo e denunciando se serve quello che non va, ma soprattutto cercando di essere degni rappresentanti di chi ci ha dato ancora più fiducia. Ringraziamo tutti, specialmente le decine di persone che dedicano il loro tempo e la loro operosità a RETE, vere artefici del successo. Rimane ben saldo e genuino lo spirito del movimento: chi si avvicina non lo fa con l’intenzione di prendere qualcosa, ma di donare qualcosa. Tempo, lavoro, creatività, esperienza. Un'altra piccola rivoluzione che, in un paese come il nostro, non va assolutamente data per scontata.
Movimento RETE
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