Da alcuni giorni si è affacciata in rete e su certi organi d’informazione italiani, una strana narrazione del nostro Paese in cui si favoleggia di rischi default, cessioni di sovranità, il rischio di acquisizione della Repubblica da parte di altri Stati. Un racconto che potrà affascinare chi apprezza il genere letterario fantasy o, peggio ancora, chi predilige immaginare scenari di fantapolitica ma che non corrisponde assolutamente al vero.
La realtà è quella di un paese che, in mezzo a non poche difficoltà, sta cercando di dotarsi di un nuovo modello economico in conseguenza di mutati scenari voluti proprio da San Marino, che ha scelto di allinearsi agli standard internazionali e di combattere chi negli anni ha sfruttato un sistema che si è rivelato fragile e permeabile ad operazioni opache. La realtà è quella di un paese che lotta per affrontare una condizione economica complicata e condizionata da una serie di variabili intervenute in un breve lasso di tempo.
È vero, il sistema bancario e finanziario è alle prese con alcune criticità, proprio a causa, o per meglio dire “grazie” alle scelte di trasparenza adottate senza ripensamento alcuno. Così com’è vero che la crisi economica, che ha segnato tutti i paesi europei, ha inciso più profondamente sul nostro piccolo Stato provocando un calo significativo del PIL e che la sciagura della pandemia da Covid-19 non ci ha risparmiato facendoci invece pagare un prezzo molto alto in termini di vittime e di contagi.
Purtroppo gli interpreti di questa delirante fantapolitica, disconoscono gli sforzi di questo piccolo Paese e della sua classe politica tutta.
Dimenticano di riconoscere che se ancora sul nostro territorio lavorano e trovano sostentamento per le loro famiglie oltre 6.000 lavoratori frontalieri questo è il segno inequivocabile della forza imprenditoriale di San Marino, della solidità del suo comparto produttivo e della sua capacità di generare ricchezza. Una presenza che si traduce in un reddito complessivo di oltre 200 milioni di euro all’anno, che si riversano nel tessuto economico italiano.
Ci si dimentica anche di prendere atto che il popolo sammarinese è stato capace di passare in poche settimane dalla condizione di paese con il maggior numero di contagiati da Covid 19, il primo nella triste graduatoria mondiale, ad essere uno dei primi Stati al mondo a potersi dichiarare COVID FREE, segno della straordinaria capacità delle sue strutture sanitarie e della responsabilità di ogni cittadino che si è attenuto alle forme di contrasto del contagio.
Così come non ci si ricorda che San Marino garantisce ai suoi cittadini uno dei più alti livelli di welfare al mondo, con una sanità totalmente gratuita così come la scuola ed altri servizi pubblici.
È buffo che ci siano giornalisti che puntano il dito su un Paese che per la prima volta nella sua storia si trova costretto a prendere in considerazione l’ipotesi di un prestito per far fronte alle sopravvenute difficoltà economiche, dimenticandosi che il debito mondiale a fine settembre 2019 ha raggiunto i 253mila miliardi di dollari, segnando un nuovo record con un rapporto debito/Pil globale salito al 322% (dati: Global Debt Monitor - Istituto di Finanza Internazionale).
Considerato che neppure blasonate Nazioni europee sono immuni dal debito pubblico, ci chiediamo: perché tanto rumore attorno a San Marino che si avvicina timidamente alla ricerca di risorse per la prima volta in 1.700 anni di indipendenza? E ancora: se si definisce “a rischio bancarotta” un Paese come San Marino che si appresta ad accendere il suo primo debito vicino al 30% del PIL, che aggettivi userebbero per chi ha di gran lunga superato il 100%?
c.s. Congresso di Stato della Repubblica di San Marino