CSdL: "Assegno di accompagnamento e integrazione speciale per i pensionati soli: altri esempi di iniquità"

CSdL: "Assegno di accompagnamento e integrazione speciale per i pensionati soli: altri esempi di iniquità".

Per tali interventi, lo Stato spende relativamente poco; nel 2023 il totale ammonta a 1,9 milioni. È risaputo che diversi pensionati devono dare fondo ai propri risparmi o farsi aiutare dai parenti. Anche in questi casi, l’ICEE deve servire per fornire sostegni mirati alle persone in maggiori difficoltà economiche

In occasione del dibattito pubblico del 14 novembre organizzato dalla CSdL non sono stati presi in esame due interventi, in quanto minoritari in termini di importo complessivo erogato, ma che è opportuno approfondire, viste le loro finalità di carattere sociale; sono entrambi finanziati integralmente dal Bilancio dello Stato. Si tratta dell’assegno di accompagnamento e dell’integrazione speciale alle pensioni. Il primo intervento è rivolto alle persone non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza continuativa e consiste in una integrazione alle pensioni più basse, fino all’importo di 1.471 euro mensili. Tale integrazione viene corrisposta per 12 mensilità. Se il soggetto è titolare di altri redditi che, insieme alla pensione, producono il superamento di detta soglia, non spetta il diritto all’assegno. Nel 2023, la spesa è stata di 1,59 milioni di euro. A novembre scorso, i percettori erano 260. Un simile importo è del tutto insufficiente per far fronte al costo di un’assistente familiare ed alle spese quotidiane, per cui il pensionato deve dare fondo ai propri risparmi oppure i parenti devono intervenire in suo supporto. È un altro esempio dell’iniquità dell’attuale sistema; in caso le famiglie nel loro complesso siano benestanti può anche andar bene, mentre quelle in maggiori difficoltà economiche meriterebbero di essere sostenute maggiormente. Il reddito personale non può essere l’unico parametro da prendere in considerazione. L’integrazione speciale alle pensioni spetta ai pensionati che vivono soli e percepiscono il minimo pensionistico (pari a 1.143 euro mensili) ed integra il loro reddito nella misura massima mensile di 148 euro. Anche in questi casi, se il soggetto è titolare di altri redditi che, complessivamente, superano detta soglia, non spetta il diritto all’assegno. Nel 2023, la spesa è stata di 0,31 milioni di euro. A novembre scorso, i percettori erano 178. Questo intervento è rivolto a persone autosufficienti; se prendiamo a riferimento persone ultraottantenni, però, sono molti i casi per i quali è comunque necessario un assistente familiare, anche se non per l’intera giornata. È di tutta evidenza il fatto che, anche in tali circostanze, l’importo dell’assegno sia inadeguato, specialmente se il pensionato ed i suoi familiari non possiedono risorse economiche e patrimoniali rilevanti. In particolare sulle persone anziane, pesano molto le spese che vengono sostenute per l’acquisto di prodotti che nel tempo sono stati tolti dal prontuario farmaceutico. Citiamo ad esempio gli integratori ed i colliri, che vengono abitualmente consigliati e prescritti dai Medici. In diversi casi, si tratta di una spesa pari a centinaia di euro ogni anno. Sarebbe opportuno che tali prodotti ritornassero a carico del sistema sanitario. Qualora così non fosse, a nostro avviso, l’ICEE potrebbe essere utilizzato come discriminante per il diritto al rimborso. Anche sulla base di questa disamina emerge che occorre distribuire le risorse disponibili in maniera decisamente più equa.

C.s. CSdL

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