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Csdl. Dichiarazioni dei redditi delle società relative al 2022, divise per settori: i dati per scaglioni

I macro-dati per settori hanno già evidenziato chi paga le tasse e chi molto meno o per niente. I dati per scaglioni offrono un ulteriore spaccato. Vediamo prima coloro che hanno dichiarato almeno 30.000 euro di reddito

1 ago 2024
Csdl. Dichiarazioni dei redditi delle società relative al 2022, divise per settori: i dati per scaglioni

La Confederazione del Lavoro prosegue l’analisi dei dati fiscali relativi alle dichiarazioni dei redditi delle società, riferiti al 2022. I macro-dati già pubblicati hanno fornito un’idea precisa dei settori che contribuiscono maggiormente alle entrate del bilancio dello Stato. È interessante approfondire anche i dati per scaglioni: cominciamo con chi ha dichiarato almeno 30.000 euro annui di utili. Nella tabella allegata ci sono tre settori in più rispetto a quella precedente, in quanto sono stati presi a riferimento quelli che comprendono almeno 50 società, ed è una sorta di classifica, ovvero quante sono in percentuale le imprese che pagano più tasse, avendo conseguito maggiori utili. Le attività manifatturiere si confermano le maggiori contribuenti, anche come numero di società che dichiarano redditi superiori a 30.000 euro annui, in rapporto al totale del settore (48,3%). A loro volta, le attività di informazione e comunicazione sono particolarmente redditizie, in quanto il 38% ha dichiarato utili significativi. Ricordiamo che quest’ultimo settore comprende alcune grandi imprese che producono programmi e piattaforme gestionali: l’innovazione tecnologica è fondamentale ed i risultati si vedono. Al terzo gradino del podio di questa speciale classifica si collocano le imprese che si occupano di sanità ed assistenza sociale privata, e non è di certo una sorpresa. Anzi, lo è il fatto che "solo" il 36% delle società dichiari un reddito pari a 30.000 euro annui, tenuto conto dello sviluppo esponenziale, purtroppo, di questo settore, dovuto anche ad una continua riduzione dell’assistenza sanitaria pubblica. Non è un destino ineluttabile e continueremo a cercare di contrastare questa tendenza. Vi sono altri 4 settori che superano la media generale che, ricordiamo, nel 2022 è stata pari al 30,5%. Ricordiamo infatti che meno di un terzo del totale delle società (3.515) ha dichiarato utili maggiori della somma presa a riferimento. Le prime due, con percentuali simili (circa il 34,5%), sono le attività di trasporto e magazzinaggio che, verosimilmente, hanno beneficiato del trend positivo del settore manifatturiero, e quelle afferenti alle costruzioni (edilizia ed affini), per le quali hanno probabilmente inciso i vari bonus ed incentivi previsti per le ristrutturazioni finalizzate al risparmio energetico. Seguono poi le attività commerciali (33%) che, come è emerso dai dati SMAC, hanno visto un deciso incremento delle vendite, derivato però dall’aumento dei prezzi e non dei volumi, stando all’analisi svolta dall’ISTAT, e le attività professionali scientifiche e tecniche (32%). Le 1.072 imprese che hanno dichiarato un imponibile superiore a 30.000 euro annui hanno pagato 57,672 milioni di imposte, pari al 97,28% del totale. Ciò significa che le 869 imprese che hanno dichiarato un reddito imponibile superiore a 0 e fino 30.000 euro annui non hanno quasi fatto testo, in termini di imposte pagate (1,614 milioni). Con il prossimo comunicato, analizzeremo il numero delle imprese che non hanno dichiarato utili, all’interno dei singoli settori. La relativa “classifica”, con qualche variazione non molto rilevante, rispecchia la tabella allegata, al contrario.

c.s. CSdL






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