CSdL: "Pensioni sociali di invalidità: sono ben 75 i minori che la percepiscono"

CSdL: "Pensioni sociali di invalidità: sono ben 75 i minori che la percepiscono".

Un dato poco conosciuto. La cifra di soli 594 euro è del tutto insufficiente per fornire un adeguato sostegno alle famiglie meno abbienti. Lo Stato finanzia direttamente tutte le pensioni sociali, che vengono erogate solo in assenza di altri redditi in capo al solo soggetto avente diritto. Mettiamo in evidenza la profonda iniquità dell’attuale sistema

Pensioni sociali di vecchiaia e invalidità; anche su questi interventi dello Stato si è soffermata l'analisi dei dati da parte del Segretario CSdL Enzo Merlini nel dibattito pubblico del 14 novembre, nella parte dedicata all'ICEE. Le pensioni sociali sono interamente a carico del bilancio dello Stato; occorre avere il requisito di vecchiaia o invalidità ed è necessario essere residenti in territorio. La prima tipologia spetta a coloro i quali non abbiano almeno 20 anni di contributi al compimento dei 66 anni di età. Per la quasi totalità sono donne in quanto, spesso per motivi di assistenza dei figli o dei familiari, non hanno versato i contributi necessari. È doveroso comunque precisare che tale intervento è garantito sia a chi, ad esempio, ha maturato 19 anni di contributi, che a chi non ha mai lavorato. Nel primo caso, di fatto, l’intervento dello Stato è parziale perché permarrebbe comunque il diritto alla pensione a calcolo (c.d. pensione facoltativa); se l’importo così determinato risultasse inferiore a quello relativo alla pensione sociale, ovvero 594 euro mensili, conviene presentare domanda per tale ultima prestazione. Tenendo conto che per avere diritto alla pensione sociale occorre avere redditi personali inferiori all’importo anzidetto, proviamo a fare l’esempio più estremo, in termini di iniquità dell’attuale sistema. Ci potremmo trovare di fronte ad una pensione sociale erogata ad una persona i cui familiari sono però titolari di redditi elevati e/o detengono patrimoni milionari. In altre parole, staremmo facendo solidarietà a famiglie che, invece, potrebbero farla ad altri. Le pensioni di invalidità vengono riconosciute a coloro che siano disoccupati non in grado di lavorare o, nel caso siano occupati e sopraggiungano gravi problemi di salute, abbiano meno di 7 anni di contributi. Per accedervi occorre almeno il 65% di invalidità. La differenza tra donne e uomini è meno marcata rispetto alle pensioni sociali di vecchiaia. I requisiti di reddito per averne diritto sono i medesimi della pensione sociale di vecchiaia. Crediamo sia ingiusto che, in tali casi, l’importo di 594 euro mensili sia uguale per tutti; nel caso si tratti di una famiglia non benestante sarebbe doveroso aumentare tale importo. A questo dovrebbe servire l’ICEE, una volta individuati parametri il più oggettivi possibile. In merito alle pensioni sociali di invalidità c'è un dato che non avevamo mai analizzato; un quarto dei percettori sono minori. Siamo evidentemente in presenza di problemi di salute molto gravi, seppure non in misura tale da avere diritto all’assegno di accompagnamento. Presumiamo che molti attuali maggiorenni percepiscano tale prestazione fin da bambini; evidentemente, la disabilità infantile è più diffusa di quanto potesse sembrare. Situazioni simili “indennizzate” indistintamente con soli 594 euro mensili ci pare costituiscano una vera e propria ingiustizia. L’importo complessivo erogato per tutte le pensioni sociali è stato pari a 5,85 milioni nel 2022 e 6,06 milioni nel 2023. La tabella allegata ne evidenzia i dettagli. Il numero degli aventi diritto è relativo al mese di febbraio di ciascun anno.

C.s. CSdL

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