Csu al Governo: fermate il decreto scuola
“Quando si fa riferimento a qualche alunno in più da gestire, - continuano le Federazioni Pubblico Impiego della CSU - la maggioranza si è resa conto che si tratta di bimbi della fascia di età 3-5 anni? Bimbi che hanno bisogno di cure (a volte anche igieniche) e attenzioni particolari. Il piano cattedra della Scuola dell’infanzia predisposto prima del Decreto prevedeva 4 Insegnanti in più da settembre e 2 in più da febbraio, quindi il Decreto ha imposto un taglio di 6 Insegnanti. Come si può affermare che ciò non comporterà modifiche alla didattica e alla sicurezza dei bimbi? Per quanto riguarda l’aspetto del recupero dei minuti mancanti, bene hanno spiegato gli Insegnanti che l’impegno emotivo, fisico e psicologico è lo stesso sia con un modulo orario di 50, 55 o 60 minuti. Riteniamo che tutti i Docenti sarebbero ben lieti di svolgere lezioni della durata di 60 minuti di cui gli studenti avrebbero diritto, ma per arrivare a ciò è necessaria una revisione di tutti i curricoli scolastici, nonché dell’organizzazione dei trasporti da cui dipende, paradossalmente, l’inizio e la fine dell’orario scolastico giornaliero, e non interventi spot che non tengono conto di tutti gli aspetti”.
Ancora una volta, sottolineano FUPI-CSdL e FPI-CDLS, “il Governo ha deciso di effettuare interventi sulla scuola in piena estate per far calare dall’alto decisioni che vanno a modificare l’offerta formativa e didattica, senza condividere con il corpo docente tali provvedimenti. Ribadiamo che non sono le Leggi o i Decreti che fanno una Buona Scuola, ma gli Insegnanti che mettono passione, amore e abnegazione nel loro lavoro. Non è esasperandoli o non apprezzando la loro professionalità che si può pensare di migliorare la Scuola”.
In conclusione, le Federazioni Pubblico Impiego tornano a bocciare il Decreto che “come abbiamo avuto modo di affermare in altre occasioni non è stato frutto di un confronto né con le organizzazioni sindacali né con i docenti. Riteniamo pertanto, come abbiamo proposto in sede di Commissione Paritetica, che sarebbe un atto di responsabilità da parte del Governo non applicarlo per l’anno scolastico 2018/2019, ma utilizzare il prossimo anno scolastico per valutare attentamente, insieme a tutti gli attori coinvolti nel mondo della scuola, le sue conseguenze e implicazioni metodologiche e didattiche . Non è certo la promessa di migliori edifici scolastici, più o meno futuribili, a tranquillizzare docenti e genitori sul futuro della scuola sammarinese”.