CSU: non si scarichino sui lavoratori le inadempienze di alcune aziende!
Anche oggi, ai lavoratori, arrivano richieste di sottoscrivere “autocertificazioni” da parte delle aziende
Dall’entrata in vigore del Decreto-Legge 51/2020 del 14 marzo 2020, diverse aziende hanno immediatamente proceduto a rilevare la temperatura dei propri dipendenti all’ingresso degli stabilimenti e durante lo svolgimento dei turni, così come disciplinato dal medesimo Decreto.
Molte altre, invece, non lo hanno fatto cercando di scaricare sui lavoratori tale incombenza, con l’avvallo del Governo, attraverso l’autocertificazione del proprio stato di salute, ora messo nero su bianco nel Decreto 52/2020, emanato il 20 marzo 2020, nello specifico, attraverso il modulo indicato all’Allegato 3) dello stesso.
Ciò è ancora più grave per le attività ancora aperte al pubblico, che non rilevano la temperatura neanche ai clienti, prima di consentire loro l’accesso ai locali.
I dipendenti (e gli stessi clienti) di tali attività sono quindi ancora più a rischio contagio: non è più possibile ignorare tale inadempimento, peraltro non espressamente previsto dal Decreto-Legge, nonostante sia una regola di elementare buon senso (oltre che di cautela sanitaria) che abbiamo richiesto al Congresso di Stato mercoledì 18 marzo scorso.
Nella giornata di ieri abbiamo altresì chiesto formalmente al Governo di modificare il Decreto-Legge 52/2020 e l’allegato 3), come segue:
1) prevedere la possibilità che il lavoratore rilasci alcune dichiarazioni, come di seguito specificate, unicamente alle aziende che dimostrino di avere ordinato i dispositivi necessari ma non ne siano ancora in possesso;
2) togliere tutta la prima parte dell’“autocertificazione”, che inizia con “consapevole delle pene previste per le false attestazioni…”, non tanto per il fatto che il lavoratore non debba confermare di essersi misurato la temperatura prima di uscire da casa - cosa che è tenuto a fare - ma perché ad esso viene chiesto di assumersi la responsabilità civile e penale di ciò che dichiara, mentre al datore di lavoro, che non abbia adempiuto alla prescrizione di controllare lo stato di salute dei propri dipendenti, non è stata applicata alcuna sanzione, che in questo caso dovrebbe essere la sospensione dell’attività;
3) togliere, o modificare con riferimento esclusivo al nucleo familiare, la dichiarazione che recita “Di non aver avuto contatti stretti con soggetti risultati positivi al test COVID-19 o sottoposti a quarantena”, in quanto è impossibile averne la certezza se gli interessati non hanno informato il lavoratore, ad esempio perché si tratta di semplici conoscenti.
Detta richiesta non ha avuto alcun riscontro, per cui chiediamo ai lavoratori di non firmare alcun modulo, senza essere in possesso della prova che le aziende abbiano ordinato, non oltre il 16 marzo 2020, i dispositivi per la rilevazione della temperatura e siano in attesa di riceverli.
Le dichiarazioni che possono essere sottoscritte devono essere esclusivamente quelle indicate nel “fac-simile” diffuso tramite social networks.
Qualora il datore di lavoro insista nel richiedere di firmare dichiarazioni diverse da quelle suggerite al Governo come sopra elencate, è opportuno chiedere l’esenzione dal servizio attraverso lo specifico modulo, da inviare all’azienda, anche via email con la richiesta di ricezione del messaggio (o via sms - whatsapp), indirizzandolo in copia alla Centrale Sindacale Unitaria (info@csdl.sm e info@cdls.sm) ed all’Ufficio Indennità Economiche dell’ISS (cig@iss.sm).
Comunicato stampa
CSU - Centrale Sindacale Unitaria