CSU: "PA: il taglio dell’orario è sbagliato e inapplicabile"
Il passaggio da 35 a 36 ore settimanali, calcolano i Segretari FUPI-CSdL e FPI-CDLS, significa una riduzione netta degli stipendi del 2,6%, riduzione che salirebbe al 3,1% con l’ulteriore taglio dello 0,50% imposto recentemente: “È la fin troppo facile scorciatoia dei tagli lineari, che funziona benissimo sulla carta, ma poi incontra moltissime difficoltà nella realtà. In settori complessi come la scuola e la sanità, la diminuzione dell’orario è ad esempio una scelta inapplicabile, mentre in altre aree dell’amministrazione, dove da tempo c’è carenza di personale, rischia di creare seri problemi nell’erogazione dei servizi ai cittadini. Tagli lineari che tra l’altro arrivano dopo quasi 10 anni di blocco contrattuale e quindi di mancato adeguamento degli stipendi alla dinamica dell’inflazione”.
Per i segretari Muccioli e Frulli la direzione imboccata dall’Esecutivo è sbagliata perché denota una scarsa considerazione del lavoro svolto nell’amministrazione pubblica: “La PA ha bisogno di essere valorizzata e rinnovata e i dipendenti devono essere messi nelle condizioni di lavorare meglio per essere protagonisti del rilancio del Paese. I tagli proposti dal Governo esprimono invece una filosofia opposta, che svilisce le tantissime professionalità pubbliche e non riconosce l’importanza e la centralità della macchina statale. Importanza non solo per i servizi offerti, ma anche per il sostegno al sistema economico e ai consumi interni che circa 4mila salari pubblici hanno rappresentato in questi anni segnati da una crisi drammatica”.
Comunicato stampa Federazioni Pubblico Impiego CSdL - CDLS