Csu: riforma pensioni, ma prima una operazione verità sulle banche
La premessa indispensabile all’avvio di un approfondimento tecnico sul progetto di riforma, avvertono Tamagnini e Montanari, “è fare totale chiarezza sui fondi previdenziali collocati nelle banche. Prima di lanciare ultimatum e misurare il grado di responsabilità dei suoi interlocutori, il Governo ha il dovere di sciogliere tutti gli interrogativi che riguardano lo stato di salute del sistema bancario-finanziario, a partire dalla salvaguardia dei Fondi pensionistici”.
I segretari CSU ribadiscono la richiesta di chiarezza e trasparenza al Congresso di Stato: “Non è accettabile che venga palesato anche il minimo dubbio sulle forme tecniche di garanzia dei fondi ed è indispensabile che vengano formalizzate le massime garanzie circa l’integrità e la liquidabilità dei 507 milioni di risparmi pensionistici collocati nelle banche: 427 milioni nel primo pilastro e 80 in Fondiss”.
“Se dal fronte politico-istituzionale non emergerà nessuna assunzione di responsabilità, né tantomeno si individuano soluzioni concrete e praticabili riguardo ad un ‘progetto Paese’ - che sia condiviso tra tutte le parti politiche e sociali, che sia in grado di ridare fiducia e stabilità al settore bancario e che permetta una operazione-verità sui Fondi pensionistici, il percorso della riforma previdenziale si profilerà impraticabile”.
“Non è condivisibile – insistono i segretari sindacali - affrettare e mettere ‘date limite’ rispetto ad un percorso che necessita di avere chiarezza sul quadro complessivo di riferimento, di grande condivisione, inevitabili verifiche tecniche e di una doverosa ed approfondita informazione nei confronti dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati”.
“Impraticabile è anche la strada scelta dal Governo - sottolineano - di eliminare ogni forma partecipazione economica dello Stato ai fondi previdenziali. Percorso, questo, già imboccato in modo unilaterale nella di Legge Finanziaria 2019 con il taglio di 30 milioni di risorse pubbliche dal Fondo dei lavoratori dipendenti. Non va infatti dimenticato che il contributo dello Stato ai Fondi Pensione è finalizzato a compensare – tra l’altro – anche tutta una serie di incentivi concessi per attrarre nuove aziende, mediante decontribuzioni o contributi figurativi, che inevitabilmente comportano uno sbilancio finanziario ai fondi previdenziali”.
La proposta di riforma del Segretario alla Sanità, aggiungono infine Tamagnini e Montanari, “nella sua rincorsa ragionieristica a far quadrare i conti, contiene una serie di misure, come il brusco innalzamento dell’età pensionabile, il taglio drastico dell’assegno previdenziale attraverso il contributo solidarietà e la revisione del sistema di calcolo delle pensioni con aliquote ulteriormente abbassate e prendendo a riferimento l’intera vita lavorativa, che rischiano di avere un impatto socialmente insostenibile sia per chi è già in pensione che, ancor di più, per i futuri pensionati. Non va dimenticato che gli attuali assegni pensionistici sono già stati tagliati al ribasso in più occasioni tramite contributo di solidarietà e, nella recente Finanziaria, anche mediante una revisione dell’abbattimento ai fini fiscali”.
Per dimostrare ancora una volta il senso di responsabilità e la sensibilità nei confronti di riforme importanti per il Paese, la CSU parteciperà ai tavoli di confronto, fermo restando che ritiene indispensabile - prima di entrare nel merito degli articolati di legge con proposte e suggerimenti – che si affronti in maniera condivisa, con chiarezza e trasparenza, il tema dei fondi pensioni investiti nel sistema bancario sammarinese. Per i lavoratori, i giovani ed i pensionati non è accettabile che il Governo chieda sacrifici rilevanti in mancanza di informazioni dettagliate sul reale stato dell’economia sammarinese, senza conoscere le prospettive ed i progetti che interesseranno il Paese nei prossimi anni.
CSU