CSU: rinnovo contratto PA e fabbisogno, chiediamo risposte
I Direttivi ribadiscono con forza che nell’accordo in oggetto devono essere presenti i punti indicati dalla trattativa fino ad oggi, già contenuti, peraltro, nel protocollo di intesa siglato da sindacato e delegazione di governo nel protocollo di intesa del 26 Agosto 2015. Si tratta quindi di un documento che ha fissato i temi oggetto di trattativa; pertanto, fingere che tale documento non esista, è del tutto inaccettabile.
Ci si chiede dunque il motivo per il quale, a così poca distanza da quella firma, si voglia tentare di forzare tale accordo con temi non oggetto di discussione e che nulla attengono ad esso quali, ad esempio, la riduzione dei diritti sindacali (peraltro già diminuiti in atti recentissimi) come i distacchi dalla pubblica amministrazione o, ancora, con la volontà di introdurre un nuovo orario di lavoro nella PA in maniera arbitraria, senza verificare che tipo di benefici si possano avere. Provvedimento quest'ultimo che, peraltro, aumenterebbe notevolmente i costi di esercizio dei pubblici uffici in un regime di spending review.
Il dibattito si è poi concentrato sul rinnovo contrattuale del settore; un contratto che, essendo fermo da quasi cinque anni, urge di una risposta a tutela del potere di acquisto delle retribuzioni. Va poi aggiunto che oltre ai mancati rinnovi degli ultimi anni, il settore pubblico ha subìto un taglio degli stipendi (fino al 6% ogni mese) attuato in maniera del tutto arbitraria oltreché discriminatoria, poiché penalizzava in maniera maggiore una fascia di dipendenti, senza che nessuno ne avesse notizia, inserendo il dispositivo nella legge finanziaria di fine anno (legge che, data la mancata capacità di governare, è diventata negli ultimi anni una legge omnibus).
Negli ultimi anni si è dunque risparmiato molto sotto la voce personale, dimenticandosi che molti servizi sono in difficoltà, e dimenticandosi anche che scuola, sanità e sicurezza sono per definizione indispensabili e che il loro livello determina il grado stesso di civiltà di un paese.
In tal senso sottolineiamo come la spesa corrente sia diminuita dal 2013 al 2014 di quasi il 12%, voce nella quale il personale in attività ha un peso importante; in un solo anno ha contribuito per oltre 3 milioni di euro di risparmi. Risparmi che, seppure necessari, non devono andare a contrarre il potere di acquisto, pena il deterioramento di tutto il settore economico del paese. Necessario è invece insistere a verificare le altre voci che determinano la spesa corrente dove, siamo convinti, si annidano ancora molti sprechi.
Anche per tale ragione è di vitale importanza procedere con la trattativa sul fabbisogno, partita di cui, ovviamente, la regolarizzazione dei dipendenti è condizione essenziale. Il nuovo fabbisogno dovrà prevedere misure strutturali atte ad eliminare ogni forma di precariato di lunga data, quali l’emanazione di concorsi in tempi brevi rispetto al momento in cui si libera una posizione.
Per affrontare le specificità del settore scuola in relazione al fabbisogno (poiché per il settore la proposta è diversa rispetto al resto della PA), le Federazioni Pubblico Impiego indiranno in tempi brevi una assemblea per illustrare e affinare le proposte in merito.
FUPI-CSdL FPI-CDLS