"Dichiarazione di Tito Masi dopo l'arresto di Gabriele Gatti"
Insieme ad altri amici ho iniziato a scontrarmi con Gabriele Gatti trenta anni fa, per i metodi spregiudicati con cui faceva politica e gestiva il Partito, in aperta contraddizione con la storia migliore e i valori di riferimento dei democratici cristiani. Nel 1991 la differenza di opinioni e i contrasti si sono acuiti e, con la nascita di Forum, l’opposizione all’uomo forte ed ai suoi numerosi sodali (di cui non pochi ancora in attività) è stata portata avanti da un ragguardevole gruppo di dirigenti d.c., basti pensare a Gian Luigi Berti, Fernando Bindi, Valeria Ciavatta, Carlo e Gian Luigi Franciosi, Giancarlo Ghironzi, Rosolino Martelli, Antonella Mularoni. All’inizio del 1993 è avvenuta la rottura definitiva con la nascita di Alleanza Popolare. Da allora abbiamo dato vita ad un susseguirsi incalzante di denunce politiche, e in qualche caso giudiziarie, per mettere in evidenza le malefatte del Governo e contrastare un modo di fare politica basato sul clientelismo, il voto di scambio, l’illegalità, la falsificazione dei bilanci pubblici, il connubio con il mondo degli affari.
Questa era la Democrazia Cristiana dalla quale siamo usciti e questa è stata la politica dei governi D.C. – Partito Socialista che hanno caratterizzato i micidiali anni novanta, con un pericoloso rilancio in alcuni governi successivi, tanto da farci parlare per primi, in un articolo da me firmato nel febbraio 2.000, di “tangentopoli a San Marino” e tanto da farci avanzare sospetti, in più occasioni e, purtroppo, nell’indifferenza quasi generale, di “una corruzione diffusa e radicata”.
Ora, grazie all’opera meritoria di alcuni magistrati, che l’intero Paese deve ringraziare e sostenere, tutto questo ha trovato conferma ed è emerso che non solo singole mele marce ma interi gruppi dirigenti di partito, ed in particolare quello della Democrazia Cristiana, si erano costituiti in associazione a delinquere per perseguire i propri personali ed illeciti interessi a scapito dell’interesse generale del Paese, tradendo gli elettori e gli iscritti che fino all’ultimo hanno dato loro fiducia e sostegno.
Per tutto ciò non possiamo di certo rammaricarci se i maggiori responsabili di questo degrado hanno varcato la soglia del carcere e sono chiamati a processo. Dobbiamo caso mai rammaricarci che ciò sia avvenuto con grande ritardo, che l’opinione pubblica non abbia preso coscienza di tale realtà fino ad oggi e che, nel frattempo, non solo alcuni si siano arricchiti a scapito dell’intera collettività, ma abbiano arrecato danni enormi al Paese, all’economia produttiva, al sistema bancario e finanziario, ai rapporti con l’Italia, alla reputazione della Repubblica ma anche lesioni profonde alla nostra democrazia.
E’ proprio grazie all’enorme flusso di denaro proveniente dalla corruzione che non solo alcuni uomini politici corrotti, ma anche i rispettivi partiti hanno potuto alterare i risultati elettorali con la compravendita dei voti ed in particolare attraverso l’organizzazione di viaggi e soggiorni gratuiti per gli elettori residenti all’estero. In tal modo hanno potuto mantenere posizioni di potere e di governo a scapito di chi, inutilmente, continuava a sollevare la questione morale e a chiedere chiarezza e giustizia. Quale legittimità possiamo riconoscere a tali governi? Quale considerazione meritano i partiti responsabili di tutto questo?
Se la giustizia deve fare il suo corso, la politica non può rimanere inerme e attendere le conclusioni di una vicenda giudiziaria ormai chiara nei suoi contorni.
Occorrono scelte di cambiamento forti e radicali, anche a livello di persone che ricoprono incarichi pubblici e di partito, sulla cui moralità non si può transigere. E’ poi necessario un chiaro ed esplicito riconoscimento delle proprie responsabilità da parte dei partiti chiamati in causa, che devono chiedere scusa ai cittadini e non possono sottrarsi, se vogliono recuperare un minimo di credibilità, ad una precisa autocritica. Per voltare definitivamente pagina, non si potrà fare a meno di ridare la parola ai sammarinesi attraverso elezioni anticipate. Il terremoto giudiziario ma anche politico e morale al quale abbiamo assistito le rende inevitabili.