A volte capita di leggere testi illuminanti, profetici, che aiutano a comprendere il presente e le sue dinamiche, rendendo così possibile una soluzione capace di mettere al centro la vita, l’uomo, i suoi diritti, e correggendo atteggiamenti e pratiche che, continuamente ripetute, danno origine a quel «contagio mimetico» che i mezzi di comunicazione amplificano e diffondono, cancellando il più delle volte il senso critico. Leggendo queste pagine di un docente universitario illuminato e profondo mi è sembrato di vedere una risposta adeguata a quanto stiamo affrontando anche in questi giorni, non solo drammatici per la questione della difesa della vita innocente, ma tragici per la violenza fanatica di una religiosità (quella islamica che ha portato agli assassinii di Nizza) perversa e irrazionale. «Il drammatico caso dell’aborto […] rappresenta in realtà la principale manifestazione di quella tendenza imitativa che porta alla violenza innalzata a diritto, all’offerta della morte come espressione della volontà sovrana. Di fatto, nel caso dell’aborto, si colpevolizza l’assoluto innocente. Egli rappresenta il male frutto di una contraccezione fallita, l’ostacolo agli agi e alla carriera, l’inaccettabile intralcio alla libertà personale, il freno all’arricchimento e allo sviluppo. Alla pura innocenza deve corrispondere una violenza assoluta. L’innocente deve essere linciato. Perciò bisogna additarlo come vittima designata, come capro espiatorio, e anche come vittima colpevole, da sacrificare con una violenza che la farà tacere e scomparire per sempre. Un discorso analogo meritano i poveri del Terzo Mondo, da sterilizzare; i malati mentali o i pazienti allo stadio terminale, da sopprimere con l’eutanasia […]. Il nostro secolo ristabilisce la categoria dell’«homo sacer». In nome dei «nuovi diritti» intere categorie di esseri umani possono essere messe a morte senza per questo commettere omicidio. Sono esseri privi di ogni diritto, privi di ogni tutela giuridica. Persino il linguaggio popolare finisce per riflettere la tendenza all’imitazione, al contagio mimetico: si dice che l’aborto, la sterilizzazione dei poveri, l’eutanasia ecc., «sono diventati costume». Il dovere più nobile e necessario che oggi s’impone a noi tutti è la difesa unanime e incondizionata della vita umana in ogni sua fase. Ciò richiede impegno personale e politico. Dobbiamo denunciare quelle abiure del diritto fondamentale alla vita e all’integrità fisica che gridano vendetta al cielo. In caso contrario, ci verrà presto chiesto di diventare portatori di morte. La democrazia ebbe inizio il giorno in cui l’Innocente gridò la sua innocenza e il suo grido venne ascoltato. Accadde il Venerdì santo e molte altre volte nel corso della storia.» [Schooyans, Il complotto dell’ONU contro la vita. L’innocenza colpevole, p. 222s] Che la nostra «antica terra della libertà» sappia difendere la vita, sempre, e cancellare l’onta dell’odio e del fanatismo.
Don Gabriele Mangiarotti