I docenti della Scuola Media si associano ai colleghi di Infanzia e Elementari: "Rivedere il Decreto Scuola"
alla cortese attenzione del Consiglio Grande e Generale
a tutti i Cittadini e Residenti sammarinesi
A seguito del decreto del 10 luglio 2018, il corpo docente della Scuola Media si unisce agli insegnanti della Scuola dell'Infanzia e della Scuola Elementare e desidera esprimere al Governo, al Consiglio Grande e Generale, nonché alla popolazione sammarinese tutta, le proprie considerazioni rispetto al suddetto decreto, che è solo l'ultimo di una serie che ha comportato moltissimi tagli alla nostra Istituzione Educativa.
Innanzitutto ci dichiariamo increduli di fronte alla mancanza di lungimiranza e coerenza dimostrati da tagli continui e lineari alla Scuola che, spacciati per operazioni di ottimizzazione delle risorse, acutizzeranno al contrario le già grandi problematiche relative alla gestione di gruppi classe difficili e che necessitano invece di un costante lavoro di équipe e di programmazione educativa e didattica, al fine di creare ambienti di apprendimento sereni e sicuri. Per tale motivo, confermiamo e sosteniamo totalmente le parole contenute nei comunicati dei colleghi di Infanzia ed Elementari. Questi ultimi tagli, che ne seguono molti altri, porteranno comunque risparmi esigui a fronte di grandi disagi, malumori fra i genitori, il corpo docente e non docente, così come una inevitabile ripercussione negativa sulla qualità dell'esperienza scolastica dei nostri figli. Ribadiamo con forza che negli scorsi anni, malgrado tutte le riduzioni che hanno colpito la Scuola sammarinese – tra i più recenti, la cancellazione di una intera sezione nella Scuola Media di Fonte Dell’Ovo -, quest'ultima ha mantenuto alti livelli educativi e didattici, e questo grazie all'impegno innegabile di tutti gli attori che vi operano, i quali sono riusciti a sopperire alle ristrettezze economiche e di risorse umane mostrando abnegazione e amore per il proprio lavoro, per gli alunni e per le famiglie. Ora, non solo questo impegno evidentemente non viene riconosciuto dai nostri governanti, ma addirittura si concepisce un provvedimento che pare sottintendere che, attualmente, gli insegnanti delle scuole medie (e superiori) in realtà stiano lavorando di meno di quanto previsto dal loro orario di lavoro. Infatti, il provvedimento riduce tutta la complessità del nostro lavoro a un mero computo di minuti di lezione: cartellino alla mano, la Segreteria competente conteggia i secondi, scoprendo (prima non lo sapeva?) che non tutte le ore sono di 60 minuti esatti, come è ovvio: nelle ore mattutine che i ragazzi trascorrono a scuola, sono compresi naturalmente gli intervalli e inoltre ci sono due mattine alla settimana con ore più brevi, per poter arrivare al totale previsto di 32 ore di lezioni settimanali. Il decreto quindi prevede che, qualora un insegnante non raggiunga i 1.080 minuti di lezione, dovrà “completare” l'orario di lavoro con non meglio specificate attività di “potenziamento e arricchimento dell'offerta formativa”.
Ciò che però la Segreteria pare trascurare è che:
– la legge prevede che gli insegnanti svolgano “18 ore di insegnamento”, senza specificare la precisa durata in minuti perché, correttamente, una lezione di 50 o 55 o 60 minuti comporta, per un educatore, lo stesso impegno fisico, psicologico ed emotivo: la lezione viene preparata nello stesso modo, le verifiche e le esercitazioni vengono predisposte e corrette nello stesso modo, così come tutto quello che riguarda la programmazione e la rendicontazione, il rapporto con i colleghi e le famiglie, e molto altro;
– il lavoro a casa degli insegnanti non si modifica in alcun modo in funzione dei centesimi di secondo in meno di una lezione mattutina, perché il numero degli alunni rimane lo stesso, così come le loro personali esigenze educative;
– l'intervallo è un momento educativo di socializzazione, integrazione e scambio interpersonale che comporta grande impegno e responsabilità per gli insegnanti e rientra a pieno titolo nell'orario di servizio;
– le ore di lavoro non si concludono alle 13, perché i docenti rimangono con i ragazzi fino all'arrivo dei pullman, che a volte avviene anche con 15 o 20 minuti di ritardo; in altri contesti lavorativi, queste sarebbero tutte ore di straordinario, mentre per gli insegnanti non vengono in alcun modo conteggiate;
– tutti gli insegnanti, ogni settimana, svolgono un'ora in più di lavoro dedicata al ricevimento dei genitori, che non è prevista per legge né viene conteggiata nelle 160 ore di rientri;
– durante le suddette ore di ricevimento, nel corso degli ultimi anni scolastici, a molti insegnanti è stato chiesto di svolgere ore di supplenza non retribuite, e i docenti non si sono mai rifiutati, per cercare come sempre di andare incontro alle esigenze della scuola, in cui da anni non vengono incaricati supplenti in caso di assenze brevi o a medio termine;
– ricordando che ogni docente della Scuola Media svolge, oltre alle ore mattutine, 160 ore di rientri annuali (e molti colleghi le superano abbondantemente senza ricevere alcuna retribuzione in cambio), ogni insegnante svolge nel corso dell'anno diverse altre ore di lavoro non retribuite come durante le uscite di studio, le uscite in territorio, le attività interdisciplinari e d'istituto: è molto difficile tenere il computo del totale di queste ore, in quanto gli insegnanti le hanno sempre svolte senza guardare l'orologio, ritenendo che le professioni educative vadano ben oltre un arido calcolo orario.
Il decreto, infine, non spiega come si intenda far fronte al fatto che i meri minuti di insegnamento dipendono dallo specifico orario di ciascun docente, e il fatto che si svolgano ore da 55 o 50 o 45 minuti dipende dalla arbitraria distribuzione dell'orario, che può comprendere più o meno intervalli, più o meno ore corte o lunghe. Quindi, in base alla distribuzione settimanale delle lezioni, determinata attualmente da un software, ci sono insegnanti che totalizzano più minuti e altri meno. Fermo restando che questa contabilizzazione di meri secondi di lezione svilisce il complesso e difficile lavoro dell'insegnamento, per il quale i docenti non hanno mai tenuto il cronometro in mano, ci saranno quindi insegnanti “fortunati” che raggiungono le 18 ore d'orologio al mattino, e non dovranno fare “completamento d'orario” e insegnanti che, a causa di un orario “sfortunato”, non raggiungeranno le 18 ore e dovranno fare altre attività di potenziamento non meglio specificate (che peraltro molti colleghi già svolgono, a titolo gratuito)?
In conclusione, gli insegnanti della Scuola Media intendono insistere presso le competenti Segreterie per rivedere il contenuto del decreto, come già richiesto da altri ordini di scuola per diverse motivazioni, e ripensare in modo globale e costruttivo all'intero contesto scolastico, che non può e non deve ridursi a un mero computo di minuti di lezione.
Gli stessi insegnanti sono disponibili, come sempre, ad un tavolo di confronto con le competenti Segreterie, per impostare proposte concertate e condivise di ottimizzazione delle risorse, riduzione delle spese superflue e valorizzazione della Scuola nel suo insieme, come luogo fondamentale di Cultura, senza svilire il ruolo docente.
Comunicato stampa
Una rappresentanza del corpo docente delle Scuola Media della Repubblica di San Marino