Domani in movimento sul Cis
In questi giorni la politica sta risolvendo la questione di Banca CIS. Una vera proposta d’acquisto sostenibile, che ponesse la banca al sicuro da ulteriori fallimenti, non c’è mai stata: lo sanno bene tutte le forze politiche e sociali che hanno partecipato ai tavoli negoziali in cui il vero assente era proprio il governo, perduto nelle sue imbarazzanti contraddizioni. Insistere oggi sulla vendita significa prendere in giro con false illusioni dipendenti e cittadini: il nostro dovere è portare alla luce ogni condotta perpetrata in banca CIS non tutelarne, come qualcuno vorrebbe, la proprietà. Rimangono dunque la Liquidazione Coatta Amministrativa oppure la Risoluzione, ogni altro appiglio serve solo a salvare la società, non la banca, non i correntisti. Il Paese ha bisogno di posizioni chiare sulle banche, non di prese per i fondelli, e ha bisogno di un governo che governi, mentre quello che c’è non è più in grado di fare nulla. Nell’interesse superiore di un Paese che sta scivolando per inedia e malgoverno in un incubo con poche vie d’uscita, è arrivata l’ora di dire basta agli interessi di cortile: serve un progetto Paese che limiti i danni e rilanci l’economia su nuove direttrici di autonomia e libertà. Ci sono delle priorità: 1) risolvere la situazione CIS limitando i danni, perdendo meno posti di lavoro possibili, limitando al massimo l’esposizione dello Stato e aggredendo massicciamente capitali e patrimoni di chi dovesse aver gestito la banca in maniera illecita; 2) avviare la commissione d’inchiesta su banca CIS, mettendo in luce chi per almeno un decennio abbia chiuso gli occhi su quello che stava accadendo rendendo fragile l’intero sistema economico e finanziario: ci risulta che le diverse vigilanze di banca centrale in questo decennio abbiano in più occasioni segnalato le anomalie gestionali di banca CIS, e viene allora da chiedersi perché (e chi) non sia mai intervenuto per porvi rimedio; 3) dare al Paese un nuovo governo autorevole, con idee chiare, composto di persone spendibili e slegate dai vincoli d’interesse che hanno sempre bloccato il Paese. Un governo ampiamente rappresentativo – non più di minoranza – in grado di collaborare con le parti sociali e di fare le riforme di cui il Paese ha bisogno. Per questa ragione salutiamo con favore alcune delle dichiarazioni di chi, in questi giorni, da posizioni governative riconosce che il governo è carente sulle cose da fare. In questa situazione drammatica, solo chi troverà il buonsenso per porre fine a questa esperienza legislativa così maledettamente dannosa per il Paese, e allo stallo che da oramai un anno viviamo, potrà essere nostro interlocutore alle prossime elezioni. Non c’è più tempo per tatticismi: si deve gettare il cuore oltre l’ostacolo e contribuire a creare condizioni migliori per un Paese che, diversamente, continuerà a galleggiare finché non affogherà definitivamente. Non possiamo permetterlo! DiM c’è, siamo certi che anche altri politici riusciranno a far prevalere il proprio amore per la patria rispetto agli interessi di bottega.