A me le luminarie di Natale, per le strade, sono sempre piaciute, al di là, a volte del buon gusto di chi le ha realizzate. E anche quando, purtroppo, sembrano non avere attinenza con i simboli del Natale. Sì, perché, comunque, ci ricordano il Natale, cioè l’avvenimento del Dio fatto uomo che ha segnato la storia e in particolare la nostra in maniera indelebile. Ed è allora con gioia e commozione che ho letto la Lettera Apostolica di Papa Francesco che invita a «sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata.» Abbiamo tutti bisogno, in questo tempo di confusione, di ritrovare le nostre radici, i fondamenti del vivere e dello sperare, superando quella cattiva abitudine di non ascoltare chi abbiamo accanto, attribuendogli pensieri e posizioni che, perché diverse dalle nostre, sono considerate povere di cultura, quando non generate da volontà rancorosa e intollerante. Ascoltiamo l’invito del Papa, in modo che anche la nostra Repubblica, che si fregia di essere originata da un santo fondatore, continui nella realizzazione di quel segno che la contraddistingue. Basta pensare al presepio che accoglie, in bella mostra, i turisti e i cittadini, alla Porta San Francesco. Così continua il Papa: «Davanti al presepe, la mente va volentieri a quando si era bambini e con impazienza si aspettava il tempo per iniziare a costruirlo. Questi ricordi ci inducono a prendere sempre nuovamente coscienza del grande dono che ci è stato fatto trasmettendoci la fede; e al tempo stesso ci fanno sentire il dovere e la gioia di partecipare ai figli e ai nipoti la stessa esperienza. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi. Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria». In questo tempo in cui le Autorità del paese ci ricordano, in previsione di quel dibattito elettorale che deve mettere al centro il bene supremo dei cittadini e della convivenza civile, il richiamo al Presepe diventa di una attualità irrinunciabile. Non possiamo che fare nostre queste parole: «La propaganda, ancorché naturalmente accesa e articolata, non può e non deve trascendere mai in considerazioni offensive delle altrui convinzioni, e soprattutto della dignità dell’avversario… Richiamiamo, pertanto, … ad esprimere le proprie posizioni con toni propri di una società matura, con senso di responsabilità e con osservanza dei principi e delle regole della democrazia che fanno inscindibilmente parte della nostra storia e della nostra tradizione di civiltà… [focalizzandosi] sui contenuti, sulle proposte, sugli obiettivi da perseguire, senza attacchi personali.» Allora «alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli».
Comunicato stampa
Don Gabriele Mangiarotti