Giordano Bruno Reffi: 20 anni dalla sua morte - di Marilia Reffi
I ricordi personali vividi e consolatori, cozzano con le amare realtà di questi nostri anni così poveri di lungimiranza e carenti di battaglie ideali compiute nel reciproco rispetto.
Non passa giorno in cui non mi chieda cosa penseresti, diresti e faresti se fossi ancora qua, vicino a me in questo San Marino così assuefatto, nell’assistere allo scempio di termini quali socialismo, solidarietà, indipendenza, libertà, diritto: parole di cui si abusa svuotandole dal loro significato.
Mi chiedo se riconosceresti perfino, questo Paese a cui tu, e ancor prima di te il nonno Alberto e ancor prima tutti i Reffi che si sono succeduti nella cura della “res publica”, ponendosi al servizio di una comunità, hai dato tanto.
Perché fare politica allora era un servizio, un mandato essenziale ricevuto dalla popolazione e vissuto con reale e profonda passione, non certo una professione prestigiosa o remunerativa.
Mi domando con quali occhi ora guarderesti San Marino attraversare questo periodo di estrema difficoltà e impoverimento, causati non solo dalla crisi endemica globale.
Mi chiedo come avresti reagito all’assistere alla presa del potere da parte di disonesti ed opportunisti, all’incedere della corruzione, alla crescente auto deresponsabilizzazione dei singoli, al dilagare dell’ignoranza e allo scemare del senso civico e di appartenenza.
Rifletto. Ed in realtà, conosco perfettamente quali sarebbero i tuoi pensieri: sempre più spesso avverto la tua indignazione, la tua rabbia e le tue critiche amare a chi assiste inerme ed impotente, apparentemente rassegnato al perpetrarsi di eventi che hanno travolto quello che era uno Stato libero, ricco di dignità e autonomia per traghettarlo in un limbo lugubre frutto di furbizia a poco prezzo e della visione miope di un futuro atrofico,
Vorrei sentire ora le tue parole, avere la tua visione di quanto sta accadendo, vorrei mi spiegassi, come quando bambina chiedevo i perché cui non sapevo trovare risposta.
Mi manchi tanto. Manchi tanto a questo Paese.
Marilia Reffi