Giuseppe Maria Morganti (Libera): "San Marino torna ad essere un Paese a sovranità limitata"
Che tristezza. Alla fine il Congresso di Stato ha deciso di chiudere la scuola elementare “La Sorgente” di Città. La delibera che accorpa a Murata i 22 bimbi della prima classe (erano 28 gli iscritti, ma 6 di questi per magia sono scomparsi) è stata pubblicata. Alla Sorgente l’anno scolastico si aprirà con una classe in meno. Poi, fra un anno, le classi in meno saranno due e così via; dopo 5 anni Cà Caccio verrà completamente “liberata” dall’incombenza svolta negli ultimi 40 anni. Sembra di rivivere il triste momento in cui una scelta, altrettanto scellerata, decise di spostare le funzioni della Pieve, in cui nacque la comunità, in un anonimo calanco delle Carrare, a pochi passi dalle cisterne che contenevano le scorte di petrolio. La sera che i portoni della Pieve vennero sbarrati tanti cittadini organizzarono una manifestazione di protesta, ma anch’essa risultò vana. La leggerezza con cui si compiono questi ‘abomini’ è disarmante, scelte prese senza considerare una verità incontrovertibile: perdendo le istituzioni una comunità perde la propria identità e perdendo l’identità si affievolisce uno dei principi fondamentali: quello della difesa della sovranità. O meglio si induce nella popolazione il sentimento per cui quella ‘cosa’ non è importante. Del resto la cessione di sovranità che il Governo ha fatto nei confronti dell’Italia concordando, durante l’ultima trasferta romana, un protocollo che prevede come le decisioni di politica estera, prima di essere adottate, devono essere concordate fra i due Paesi, denota come la difesa della sovranità sia diventato l’ultimo dei problemi. Immagino Giacomini, Bigi, Ghironzi, Berti e Reffi come avrebbero reagito di fronte ad una simile cessione di autonomia. Che dicono loro che hanno difeso l’autoderminazione politica col coraggio di opporsi alla volontà di una superpotenza (Giacomini, 1945-1957), che hanno ottenuto di togliere dalla Convenzione con l’Italia il principio della “amicizia protettiva” e confermare la “neutralità della Repubblica” (Bigi, 1971), che hanno aperto la via verso la Cina di Mao Tse Tung ufficializzando, come primo Paese occidentale, le relazioni (Ghironzi, 1971) che hanno portato con autorevolezza San Marino ad essere protagonista della costituzione dell’Osce presiedendo la commissione che riuscì ad unire gli intenti degli Usa e dell’Urss in piena guerra fredda (Berti, 1973-1975), che hanno svolto un ruolo determinante fra i Paesi non allineati per frenare le tensioni fra le superpotenze e avviato la richiesta di ingresso della Repubblica alle Nazioni Unite e al Consiglio d’Europa ( Reffi, 1978-1986)? Ma della sovranità che dipende dall’identità, l’attuale Governo non sa che farsene ed è disposto a barattarla solo per ricordare all’Italia (questa la conquista ottenuta dalla trasferta romana) che dal 1971 è in vigore l’art. 1 della Convenzione aggiuntiva che prevede già la riunione periodica del tavolo fra i due Paesi e che quell’accordo andrebbe rispettato. La debolezza di queste scelte è disarmante tanto che si giunge, per tornare al tema della chiusura della scuola, alla discriminazione. Nell’ultimo decreto sulla scuola il Governo consente di non rispettare la legge del 2003 che fissa il numero minimo degli alunni per la formazione delle classi. Bene, del resto se così non fosse il pericolo di chiudere altre prime classi si estenderebbe ben presto a Faetano, Fiorentino, Chiesanuova, Montegiardino e ad uno dei due plessi di Dogana (o Cà Ragni o Dogana Bassa). Giusto sostenere i bambini e le scuole in questi Castelli, ma perché non fare altrettanto in Città? Perché discriminare gli sfortunati bambini di un Castello che ormai più nessuno mostra la volontà di difendere?
c.s. Giuseppe Morganti – Libera
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