Giuseppe Morganti: La trappola europea, vincoli si, benefici no. La via dell’adesione è l’unica possibile per uscire dall’incertezza
Perché gli albori dell’Unione Europea furono caratterizzati dall’accordo sulla gestione del carbone e dell’acciaio? Nel 1950 erano trascorsi solo 5 anni dalla catastrofica seconda guerra mondiale, ma gli interessi che l’avevano provocata continuavano a permanere. La decisione di istituire un regolatore sulle principali materie prime per lo sviluppo industriale, fra cui la fabbricazione delle armi, avrebbe evitato un’altra guerra. Così è stato: prima la Ceca, quindi la CEE, infine la UE hanno ottenuto il più grande ed importante risultato nella storia delle popolazioni europee: garantire 70 anni di pace. Chi se lo dimentica rincorrendo il nazionalismo per tenersi le mani libere di agire, spesso in contrasto con i propri vicini, non solo ignora i benefici che nella storia contemporanea l’idea d’Europa ha generato, ma assume i caratteri del vero e proprio provocatore teso ad esaltare il proprio egoismo nazionalistico. Quindi chi è per l’Europa è per la pace, la giustizia sociale, la solidarietà, chi è contro l’Europa alimenta il conflitto e l’intolleranza. L’Europa per la forma burocratica che ha assunto ed anche per una certa deriva economicistica degli ultimi due decenni, ha deluso molte speranze, ma resta l’unica prospettiva possibile per lo sviluppo democratico, sociale ed economico del vecchio continente.
La posizione di San Marino in tale contesto è la peggiore possibile: da un lato le relazioni non possono che essere prioritariamente incentrate con Stati che aderiscono all’Unione Europea, Italia in primis, e quindi risulta indispensabile adeguare economia, istruzione, sanità, giurisprudenza alle regole comunitarie, subendone tutte le restrizioni, dall’altro San Marino non beneficia né degli effetti del mercato unico, né degli incentivi allo sviluppo economico e culturale (Erasmus, Europa Creativa, Europa Digitale, Horizon, solo per citarne alcuni). Nella crisi provocata dal Coronavirus, se è vero che la prospettiva dello Sputnik in ottica europea sarebbe stata più difficile, di certo la prospettiva di partecipare al Recovery Fund il più grande finanziamento mai messo in atto nella storia europea, non solo avrebbe risolto le problematiche finanziarie della Repubblica, ma consentito di avviare, al pari degli altri Paesi, una politica di sviluppo che riconvertendo l’economia, avrebbe generato grandi opportunità per le giovani generazioni. Vincoli si, benefici no: questa è la trappola in cui chi non ha voluto decidere con più coraggio la via dell’adesione ha messo il Paese e lo sta tenendo ancora bloccato nella più assoluta incertezza. Incertezza che potrebbe essere, almeno parzialmente, superata nel caso venisse definito l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Parzialmente in quanto l’accesso ai benefici del mercato non sarebbe completo, tanto che a tenere bloccato l’accordo sono proprio le questioni più delicate, quali ad esempio quella della libera circolazione dei capitali e la possibilità di operare sui mercati finanziari da parte dei nostri istituti di credito. Del resto l’interrogazione che l’europarlamentare Massimiliano Salini (PPE) ha fatto il 1 marzo al Vicepresidente della Commissione Europea Josep Borrel, ha ricevuto una risposta che non elimina le preoccupazioni sui tempi che saranno ancora molto lunghi e sugli ostacoli che ancora si frappongono alla conclusione del negoziato. Borrel infatti non ha risposto né alla domanda sui tempi (Salini aveva chiesto se il negoziato si sarebbe concluso entro il 31 marzo, data indicata dal Parlamento Europeo nella sua Raccomandazione), ne ha indicato i principali ostacoli che si frappongono alla conclusione, né, infine detto cosa intende fare la Commissione per superarli. L’unico segnale che ha fatto intendere è un monito: “la Commissione si impegna a concludere i negoziati. Essa deve salvaguardare i principi fondamentali dell'acquis dell'UE, compresi l'integrità e l'omogeneità del mercato interno.” Come dire: prima San Marino, Monaco e Andorra si adeguino all’acquis comunitario, poi vedremo come riconoscergli qualche opportunità fra le quali l’accesso alle quattro libertà del mercato interno. Ne consegue una condizione di forte incertezza e grande sudditanza che ci auguriamo i nostri negoziatori riescano a superare. Di fatto ne emerge con forza come le strade secondarie siano sempre quelle meno favorevoli in quanto lastricate esclusivamente di problemi tecnici, su cui la politica può poco o nulla. La strada principale, quella della richiesta di adesione, sarebbe invece la soluzione politica per eccellenza, in quanto una domanda di San Marino non potrebbe essere rifiutata: siamo territorio europeo, siamo uno Stato con una forte tradizione democratica, rispettiamo i diritti delle persone, abbiamo un’economia integrata e sviluppata nel settore industriale e nel terziario che rispetta le stesse regole delle imprese europee. Di fatto la forza di San Marino sta tutta nella politica e nel contributo che potrebbe dare alle politiche europee sotto il profilo dei valori fondativi della solidarietà, della socialità e della pace. Usciamo dal tunnel e decidiamo.
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Comunicato stampa
Giuseppe Morganti – Libera