i Comuni della Provincia di Rimini chiedono riduzioni della bolletta rifiuti per famiglie e imprese. Il paradosso normativo
Mettere a disposizione risorse per consentire ai Comuni di definire adeguate riduzioni tariffarie a famiglie e imprese, garantire adeguata liquidità ai Comuni e gestori con prestiti coperti dallo Stato, istituire un Fondo regionale COVID-19: sono queste le principali richieste contenute nel Documento d’indirizzo, approvato questa mattina dal Consiglio d’ambito di ATERSIR, presieduto e coordinato dal presidente della Provincia Riziero Santi, richieste rivolte al Governo italiano e alla Regione Emilia-Romagna per attutire l’impatto del lockdown sul tessuto socioeconomico locale. Per gli amministratori locali è evidente come le misure di contrasto alla diffusione della pandemia abbiano toccato in primis alcune tipologie di utenze non domestiche, divenute non operative per gli effetti dei provvedimenti (in particolare attività ricettive, turistiche, di ristorazione e operatori sportivi), che peraltro hanno anche azzerato la produzione di rifiuti e la domanda di servizio. Evidenti ricadute sono riconducibili anche a utenze residenziali in difficoltà economiche a causa di improvvise riduzioni del reddito familiare disponibile; i Comuni (o le aziende di servizio nel caso dei Comuni a tariffa puntuale) per la mancata/difficile riscossione del tributo TARI e le evidenti ripercussioni di bilancio in caso di non quantificabili aumenti di insoluti; i gestori del servizio per la difficoltà ad ottenere i pagamenti in relazione al quadro sopra delineato. Ciò che il Consiglio d’ambito propone ai livelli amministrativi superiori è di ottenere il riconoscimento da provvedimenti nazionali di tutto (o buona parte) del valore mancante al settore rispetto all’annualità tipo. Questa soluzione, che vale all’incirca 120 milioni di euro, consentirebbe di evitare la ricaduta del lockdown su tutti i soggetti della filiera, e in particolare di azzerare gli effetti legati al potenziale mancato pagamento della TARI da parte del settore turistico-ricreativo-commerciale per un periodo variabile dai 3 ai 6 mesi in funzione della specifica tipologia di attività. In questo senso, si chiede a Regione Emilia-Romagna, parlamentari regionali, ANCI regionale e nazionale di essere portatori di questa istanza, che deve essere esaudita per essere subito efficace già a maggio. In tal senso il Consiglio d’ambito chiede di approvare un Piano Economico Finanziario (PEF) del sistema dei rifiuti di tipo emergenziale, in cui gli effetti della riduzione in bolletta per cittadini e imprese sia evidente già ora e non tra due anni a conguaglio. Con l'attuale sistema tariffario (delibera 443/2019, ARERA), nonostante gli stessi gestori si siano resi disponibili a valutare riduzione di costi già dal 2020, i PEF TARI 2020 debbano essere costruiti sulla base dei consuntivi 2018. Un vero e proprio paradosso: se anche i gestori accordassero riduzioni del costo del servizio per il 2020, non potrebbero essere approvati perché l’attuale normativa non lo consente. E’ necessario quindi chiedere al Governo di modificare la norma per poter, quindi, applicare le previsioni di riduzioni del costo del servizio rifiuti sin dal 2020. Parallelamente il Consiglio d’ambito ha condiviso con Anci regionale la preoccupazione rispetto alle proposte di modifica avanzate da Arera in quanto minano l’autonomia tributaria dei Comuni, oltre ad appoggiarsi su stime di minore entrate sottostimate e quantificata a livello nazionale in soli 400 milioni. Nell’ultima nota di segnalazione Arera infatti critica apertamente il legislatore per aver offerto ai Comuni la possibilità di confermare per l’anno 2020 le tariffe 2019, e chiede al legislatore di imporre ai Comuni tale possibilità solo “nei casi in cui si rinvengano difficoltà oggettive, tenuto conto delle documentabili criticità amministrative connesse all’emergenza epidemiologica… e comunque sulla base di quanto stabilito dall’Autorità”. Una ingiustificata invasione di campo della discrezionalità comunale. Anche l’ipotesi di prevedere riduzioni, validate da ARERA, per utenti domestici e non, che trovino copertura con la tariffa è soluzione inaccettabile, in quanto questo determinerebbe inevitabilmente un incremento di tariffa per gli utenti che non hanno avuto significativi riflessi dalla situazione emergenziale, in quanto le riduzioni di entrate non saranno proporzionate alle, eventuali riduzioni di costo del servizio. Si concretizzerebbe una palese violazione del principio comunitario “chi inquina paga”, perché ci sarebbe una rilevante parte di utenti chiamati a pagare tariffe non commisurate solo ai rifiuti prodotti, ma anche volte a finanziarie le riduzioni. Per questo il Consiglio d’ambito auspica che ci sia il pieno rispetto delle norme e che dunque si rimetta alla discrezionalità del Comune la scelta delle riduzioni ed il finanziamento di queste con proprie risorse, anche derivanti da recupero dell’evasione dei tributi comunali.