I consiglieri di Repubblica Futura insieme ad altri Cittadini sammarinesi hanno depositato un sindacato della Reggenza avvalendosi delle possibilità garantite ad ogni cittadino dalle leggi e dagli Statuti
Crediamo sia giusto che il sindacato possa giungere nelle mani del Collegio Garante, deputato a valutarlo, prima di fare ogni dichiarazione in merito e prima di rendere conto, spiegandone i contenuti, alla cittadinanza. Non è possibile però esimersi dal commentare il comunicato stampa emesso ieri dalle forze della maggioranza. In esso l’azione di sindacato viene definita prima “nuova aggressione” poi, a distanza di poche righe, “cieca aggressione”. Intanto fare passare ciò che è previsto dalle leggi come una “aggressione”, la dice lunga su quale sia lo stato d’animo della maggioranza: si sente intoccabile, ogni minima critica o commento al proprio operato viene percepito e fatto passare come un atto di lesa maestà. Per giunta appare a chiunque abbastanza ridicolo che un gruppo di cittadini possano “intimorire” una maggioranza di 44 consiglieri che, a più riprese, hanno dimostrato, seppure tra qualche distinguo verbale, di procedere a testa bassa nel non fare (quasi nulla) e nel fare (decisamente troppo) nel campo della giustizia, fino alla realizzazione della ormai celebre “terra da ceci”. Ma non basta, perché se oggi un’azione di sindacato, circostanziata e fondata - come si vedrà - è per la maggioranza una “aggressione”, non era così quando nella passata legislatura fu la stessa opposizione, oggi maggioranza, a minacciare varie volte di sindacato le coppie reggenziali che si sono susseguite ed anche a presentarne uno contro la reggenza Fiorini-Carattoni, per di più totalmente pretestuoso ed infondato tanto da configurarsi - quello sì - come una “cieca”, strumentale e gratuita “aggressione”. Ma la maggioranza dimentica anche un’altra cosa, non proprio secondaria. Quando i suoi membri politici in Commissione Affari di Giustizia hanno avviato un’azione di sindacato nei confronti di un magistrato del Tribunale, il Commissario della Legge Buriani, gli stessi, all’atto di votarla, si sono sperticati - sulla stampa ed in Consiglio Grande e Generale - in spiegazioni che, lette alla luce del comunicato di ieri della maggioranza, paiono almeno risibili. Il tenore delle affermazioni era all’incirca questo: “noi non siamo giudici, non possiamo decidere, non stiamo condannando un magistrato, non lo stiamo rimuovendo... stiamo solo dicendo che vanno fatti degli approfondimenti... approfondire... approfondire... sarà il collegio Garante a decidere! Noi ravvisiamo dei fatti che meritano di essere... approfonditi”. Bene, anche noi abbiamo ravvisato dei fatti, molti fatti per la verità, che meritano di essere approfonditi, e, rispettosi delle leggi, crediamo che debba essere il Collegio Garante a valutarli. Non sfuggirà certo a tutti i cittadini come, per la maggioranza, quando si tratta di avviare le azioni per cacciare dal tribunale un magistrato (verso il quale magari qualche motivo di “scontentezza politica” l’attuale maggioranza potrebbe anche averlo, visto che ha indagato e/o rinviato a giudizio vari suoi esponenti o ex esponenti), tutto è normale; quando però l’azione di sindacato viene attivata nei confronti di suoi esponenti, i signori Mancini e Zafferani, allora tutto diventa “cieca aggressione”. Verrebbe da dire che i ciechi abitano ad altri indirizzi...
Repubblica Futura