Il 2023 l'anno di Amarcord, la dichiarazione del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad
“Anche quella che è considerata universalmente la “Bibbia dello spettacolo”, il magazine americano Variety, si è lanciata nell’ardito e ‘pericoloso’ gioco delle classifiche, proponendo niente meno che la top 100 dei film di tutti i tempi. Un elenco che per natura è destinato a dividere e far discutere, essendo l’arte cinematografica strettamente legata all’emotività, allo sguardo, all’esperienza non solo di chi la produce, ma soprattutto di chi la riceve. Andando, per stessa ammissione dei redattori, oltre il giudizio di merito impossibile dall’essere oggettivo, Variety prova ad individuare quei film che più di altri hanno segnato la storia della settima arte. Svetta l'urlo cinematografico più famoso di sempre, quello di “Psyco” di Alfred Hitchcock; seguono capolavori come Il Mago di Oz di Fleming, Il Padrino di Coppola, Quarto potere di Orson Welles, Pulp Fiction di Tarantino. Scorrendo al numero 33 si arriva al primo dei tre film italiani ricompresi tra i magnifici 100: 8 1/2, il film capolavoro e premio Oscar di Federico Fellini (44° L’avventura di Antonioni, 67° Ladri di biciclette di De Sica).
L’ennesima autorevole conferma, qualora ci fossero ancora dei dubbi, dello straordinario impatto culturale che il regista riminese ha avuto nel mondo cinematografico internazionale, capace di lasciare un segno, di emergere con la sua originalità, con la sua prospettiva unica. Descrivendo 8 e1/2, Variety sottolinea come “dopo aver raggiunto il successo internazionale (…) il maestro italiano Federico Fellini perse fiducia nella sua capacità di creare. Invece di arrendersi, ha incanalato quella disperazione artistica nel suo trionfo più disinibito: un film a ruota libera e spudoratamente autobiografico (…)”. Fellini dunque consacrato dal primo giornale nella storia dedicato al cinema, quale artista italiano di riferimento del Novecento, il più premiato, tra i più originali e di sicuro tra i più imitati ed evocati. A lui si deve l’imprinting definitivo di Martin Scorsese, che ammise come 8 e ½ avesse ridefinito la sua "idea di cosa fosse il cinema, cosa potesse fare e dove potesse portarti”. Inventiva, senso estetico, umorismo: l’essenza del made in Italy, di cui il Maestro è stato e continua essere perfetto ambasciatore. Un patrimonio artistico e culturale collettivo e universale, che a Rimini sentiamo inevitabilmente più nostro, per quelle radici da cui a fase alterne si è allontanato per poi riavvicinarsi.
Il 2023 segnerà i sessant’anni dall’uscita nelle sale di 8 1/2, ma non solo: saranno i 70 anni dal debutto de I Vitelloni e i 50 anni dall’uscita di Amarcord, le due pellicole forse più riminesi del Maestro, quelle che segnano i due estremi del rapporto di Fellini con la città. La presa di distanza, nella pellicola con Sordi, il ritorno alle proprie origini, con il film riminese sin dal titolo. Una serie di ricorrenze che nei prossimi mesi saranno al centro di una serie di iniziative in linea con lo spirito che muove il museo Fellini dalla sua ideazione, andando cioè oltre la celebrazione fine a sé stessa, ma cogliendo l’occasione per riflettere su Rimini e sulla sua identità, che ha in Fellini un suo perno. Per capire ad esempio, quanto Amarcord abbia saputo fissare il carattere dei riminesi o se invece non sia stato Amarcord in qualche modo a condizionare anche l’immaginario della nostra città e di chi la vive.
In questa concatenazione di anniversari (saranno anche i 40 anni de E la Nave va, unico film di Fellini presentato in anteprima a Rimini alla sua presenza), nel 2023 cadrà anche il 30esimo anniversario della scomparsa del regista, il 31 ottobre 1993. Mutuando dal linguaggio cinematografico, il tempo passato ci permette oggi di cambiare inquadratura per leggere Fellini: dopo esserci soffermati sui dettagli del primo piano, oggi passiamo ad un campo lungo, ad una visione d’insieme. La giusta distanza che ci permette di vedere come Fellini svetti nel panorama dei registi internazionali, il suo ruolo nell’arte del Novecento. E anche una posizione di osservazione privilegiata per guardare a noi stessi, a chi siamo e ma soprattutto su dove stiamo andando. Un'occasione quindi per progettare il futuro, anche definendo i prossimi passi verso quel sogno che solo fino a pochi mesi fa sembrava utopia, cioè presentarsi al mondo come capitale italiana della cultura”.
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