Il martirio di sant’Agata rivive nei martiri di oggi: perché San Marino rimanga «Patrimonio dell’Umanità»
Come ogni anno, in cammino, il pellegrinaggio da Borgo Maggiore alla Pieve di un popolo numeroso ha chiesto alla nostra compatrona di accompagnarci e difenderci in questi tempi drammatici. Ho vissuto questo gesto con il cuore ferito, avendo appena letto la terribile testimonianza di quella giovane quattordicenne cristiana, rapita e costretta a sposare il suo rapitore, in Pakistan, che pure l’ha obbligata ad abiurare la propria fede cristiana: il tribunale ha sentenziato che quelle nozze sono valide. Ecco come Huffington post racconta il fatto, tra l’altro minimizzando la «conversione forzata» ivi perpetrata: «L’Alta corte del Sindh, in Pakistan, ha sancito la validità del matrimonio fra la 14enne Huma Younous e il suo rapitore. “È l’ennesima sconfitta della giustizia e l’ennesima riprova che lo Stato non considera i cristiani dei cittadini pachistani”, ha commentato la madre Nagheena Younus dopo l’udienza, all’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre. I due giudici dell’Alta Corte, Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah, hanno stabilito che, anche se Huma è minorenne, il matrimonio tra la ragazzina cristiana e il suo rapitore Abdul Jabbar resta comunque valido perché secondo la sharia, la legge islamica, una volta avuto il primo ciclo mestruale una bambina di qualsiasi età può contrarre matrimonio». Una ferita acuita dal silenzio (complice?) di quasi tutti i media nostrani, insensibili a queste tragedie che colpiscono coloro che professano la fede cristiana. Durante il cammino, in un silenzio commosso, sono state lette alcune testimonianze sul calvario dei tanti cristiani perseguitati per la loro fede da un islam fanatico e violento che sembra avere campo libero in troppe situazioni internazionali. Ecco solo alcuni episodi, e sono solo due racconti tra i tanti, ma sufficienti per muovere il cuore e comprendere il valore della testimonianza cristiana di fronte all’odio islamista e fanatico, mentre indicano quello che la fede è capace di portare come bene nel cuore degli uomini: «All’età di 76 anni Padre Frans vah der Lugt, da quasi 50 anni in Siria, è stato assassinato il 7 aprile 2014. Viveva nella città vecchia di Homs, sconvolta dalla guerra e in mano ai ribelli. Nonostante i consigli dei superiori, non aveva mai voluto lasciare il suo popolo da solo, dicendo “Sono l’unico sacerdote rimasto; qui c’erano decine di migliaia di cristiani, ora sono appena 66. Come potevo lasciarli soli. Il popolo siriano mi ha dato così tanto, tutto quello che aveva. E se ora la gente soffre, io voglio condividere il loro dolore e de loro, difficoltà”. Era rispettato sia dai cristiani che dai musulmani, perché aiutava tutti. Quando la crisi è cominciata, cinque famiglie musulmane si sono trasferite nel suo monastero e lui si è preso cura di loro. Diceva sempre: “Io non vedo cristiani o musulmani, ma esseri umani”. Ma ai terroristi islamici, padre Frans non andava a genio: “Diceva sempre che era padre sia dei cristiani sia dei musulmani”. Molte volte i ribelli lo hanno condotto davanti alla corte della sharia per discutere delle sue credenze, ma lui si rifiutava affermando: “Non parlerò con voi di politica o religione. Siamo tutti esseri umani. Parlerò solo di umanità”. Il 7 aprile due uomini armati e mascherati sono entrati nel monastero dove viveva, dopo aver sopraffatto la resistenza del guardiano. Hanno trascinato fuori Padre Frans, prima colpito al volto e poi gli hanno sparato due colpi alla testa. Oggi la sua tomba, nella città vecchia di Homs, è diventata un santuario, meta di pellegrinaggio per i cristiani che sono tornati in questo quartiere devastato. […] - Domenica 23 novembre 2014 i terroristi islamici di Boko Haram hanno attaccato per la seconda volta il villaggio cristiano di Attagara, nel nord della Nigeria, Appena li ha visti arrivare, Hassan, un bambino cristiano di appena tre anni, è scappato ma i miliziani l’hanno bloccato. Gli hanno ordinato di consegnare la Bibbia che teneva in mano, ma lui si è rifiutato. Allora gliel’hanno strappata di mano e l’hanno gettata in un rogo acceso lì vicino. Hassan è corso vicino al fuoco per recuperarla con un bastone. Un membro di Boko Haram, per impedirglielo, lo ha colpito alla testa con il calcio del kalashnikov e spinto dentro il fuoco. Racconta un testimone: “Non soddisfatto, gli ha calpestato la testa con lo stivale per premerlo dentro le fiamme, mentre gli altri miliziani insultavano il bambino chiamandolo infedele ostinato. Hassan ha riportato gravi ustioni al volto, ma è sopravvissuto alla violenza subita.» Dicevano i Padri della Chiesa che «semen est sanguis christianorum»: che il martirio dei nostri fratelli, ricordato nel giorno della giovanissima martire s. Agata, ridia una linfa cristiana al nostro popolo. Perché proprio l’esperienza della fede vissuta è capace di produrre frutti di bontà e di giustizia. Vivere insieme al popolo sammarinese e alle più alte autorità della Repubblica questo gesto è il segno e l’occasione perché il cristianesimo ritorni ad essere la forma della nostra convivenza pubblica, che sconfigga i venti di quel laicismo e individualismo relativista che non sa dare speranza agli uomini del nostro tempo e che, se non fermato in tempo da una autentica rivoluzione culturale, rischia di distruggere quel patrimonio che ha fatto e fa di San Marino un valore universale, appunto, «Patrimonio dell’umanità».
Don Gabriele Mangiarotti