Il Messaggio di Natale del Vescovo Andrea Turazzi
C’è gente addossata al parapetto di un ponte. Guarda l’esplosione della centrale nucleare, senza avvedersi che sta già respirando le polveri radioattive. Così inizia la serie televisiva “Chernobyl”. Pressappoco quello che è accaduto a molti di noi all’inizio della pandemia. Ci fu sorpresa e spettacolarizzazione: il primo lockdown una vacanza anticipata, le zone rosse luoghi di sofferenza vicaria... Poi si è fatta più vicina ed inquietante la percezione reale della situazione carica di dolore, distacchi, solitudini e pressata da preoccupate domande di fronte ad un nemico invisibile – adesso vicinissimo –, all’incrinarsi del mito del “tutto sotto controllo” e al paradosso di un distanziamento opportuno per salvare i legami sociali. Ora siamo ad una sorta di “collaudo strutturale” delle nostre comunità. Ci sono pilastri a rischio, crepe da ricucire, bulloni da stringere. Fuori di metafora: urgenza della solidarietà, responsabilità all’autocontrollo, necessità di attenuare le tensioni sociali. Intelligenza, cuore, mani giunte. Ecco le risorse a disposizione: ricerca scientifica e razionalità organizzativa; affetti famigliari, professionalità e volontariato; preghiera che infonde speranza, che rende umili di fronte alla fragilità e fa vivere l’interconnessione come fraternità. “Salvare il Natale”: appello ricorrente sulla stampa e sui social. Espressione – a dire il vero – non senza ambiguità. “Salvare il Natale”: comprensibile preoccupazione per questi giorni di crisi commerciale ed economica; nostalgico desiderio di buoni sentimenti e di riti famigliari; opportuna enfasi sulla maternità in tempo di culle vuote. Ma il senso del Natale va cercato ad altre profondità: un Dio si fa uomo, viene in questo mondo per... restarci. Originalità ed audacia del cristianesimo! È il Natale che salva noi. Ai cristiani, come ai pastori di Betlemme, è dato di saperlo e, come agli angeli, di cantarlo. Buon Natale!
+ Andrea Turazzi
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