Il Segretario Tonnini, nella sua nuova versione accademico-istituzionale, con piglio sempre più professorale, ha recentemente illustrato i tratti salienti delle modifiche che la DC intende apportare alla P.A. al fine evidente di decretarne il totale blocco delle attività e dei servizi. Il malcontento dell’utenza e dei dipendenti in tutti i settori è ai massimi storici. In questi due anni e mezzo, il tracollo della PA è stato continuo, progressivo ed inesorabile. L’assenza di dialogo tra il Governo e l’Amministrazione e di una visione d’insieme, ha fatto sì che i vari interventi normativi si siano rivelati tutti fallimentari. Il settore vive uno stato di profondo malessere ed arranca sempre di più fra scelte organizzative sballate e continue ingerenze politiche. La legge di riforma del modello organizzativo della PA (Legge 188/2011) era nata da un’analisi attenta, da un confronto serrato tra politica e parti sociali e dall’esigenza di modernizzare il nostro Paese. Erano i tempi in cui a decidere in ambiti così complessi e delicati erano ancora i rappresentanti eletti dal Popolo, e non dei legulei schizofrenici invisi – a ragione - anche all’interno della stessa PA. Il principio cardine di quella legge era la necessità della separazione fra politica e (pubblica) amministrazione. La tendenza che ha caratterizzato l’operato dell’attuale Esecutivo è stata, invece, di senso opposto, estendendo le ingerenze della (peggiore) politica dai vertici della PA sino ai ruoli più bassi. I numerosi interventi di modifica sostanziale di quella legge che si sono succeduti in questi due anni e mezzo e che avrebbero richiesto, peraltro, la forma della Legge e non del Decreto Delegato, dato che la 188 del 2011 era per l’appunto una legge e non un decreto (un ripasso della gerarchia delle fonti farebbe bene a certi legulei, soprattutto dopo la commissione di atti gravissimi quali la decurtazione anticipata dello stipendio dei pubblici dipendenti con una semplice circolare della DGFP!), hanno fatto scempio di quanto con fatica si era cercato di fare nella direzione auspicata dal Legislatore del 2011, facendo piombare nel Medio Evo l’intero Settore Pubblico Allargato. L’apice del delirio di onnipotenza dell’iperattiva DGFP si è avuta con il Decreto Delegato 29 aprile 2022, n. 73 in cui, in violazione di quanto disposto dalla Legge 188/2011, art. 7, si prevedeva il più strampalato degli accorpamenti possibili tra l’Ufficio di Protezione dei Dati Personali e l’Ufficio Acquisti, Servizi Generali e Logistica, in barba a qualunque logica di efficienza, coerenza funzionale e rispetto degli standard internazionali in materia di privacy e di contrasto alla corruzione. La nuova Unità Organizzativa, denominata Ufficio Approvvigionamenti, contratti e protezione dei dati personali, non appare, infatti, essere la mera sommatoria delle funzioni delle due citate U.O. (il che da solo sarebbe già sconclusionato), ma presenta anche nuove e più ampie incombenze:
1. l’erogazione di attività formative per le Stazioni Appaltanti;
2. la predisposizione di modelli e schemi di contratti e la consulenza per l’attività contrattuale dell’Amministrazione;
3. la gestione finanziaria e contrattuale di tutte le polizze assicurative stipulate per conto dell’Ecc.ma Camera.
Dunque, l’istituzione di questa nuova, strampalata U.O. sarebbe dovuta avvenire quantomeno con una legge, conseguendone la nullità della relativa norma di cui all’art. 2 del D.D. 73/2022, degli atti ad essa connessi, e dunque di tutti gli atti che verranno adottati da questa nuova U.O.: come si dice, una partenza col botto.
c.s. Repubblica Futura