Dopo mesi cupi e silenziosi di arresto forzato delle attività culturali, ridotte a segnali e riflessioni affidate, per lo più, al mare instabile delle relazioni digitali, le porte dei teatri e dei musei potranno finalmente ricominciare ad aprirsi e tra poco potremo tornare ad assaporare qualcosa di simile al ricordo che tutti noi conserviamo dell’esperienza culturale. Sono molte le domande che in queste giornate confuse di allentamento delle misure restrittive più severe circolano fra gli addetti ai lavori, a cominciare da quella forse più significativa di tutte: a che serve fare spettacolo o concedere una visita museale se poi i vincoli, le restrizioni, le mascherine, i guanti e le distanze interpersonali saranno sempre lì a ricordarci che quello che stiamo vivendo è solo un minimo assaggio delle emozioni che la musica, l’arte, la parola e l’immagine ci sanno regalare? La risposta è che questo accontentarsi non va vissuto come una rammaricata limitazione della nostra vita culturale, ma va inteso come simbolo della voglia di rinascita e riaffermazione della nostra identità. Sarà una esperienza strana, che saprà forse di convalescenza collettiva, ma dobbiamo tutti impegnarci per affermare la nostra volontà di tornare alla normalità, di lasciarci alle spalle le ferite e le ansie che questi mesi lunghi e difficili ci hanno imposto. Perché, una volta superate le disposizioni più stringenti di contenimento sanitario, quello che ci si deve porre è l’obiettivo di sconfiggere la paura, l’isolamento e la separazione. Anche a questo, serve, oggi la cultura. Imparare a stare insieme in sicurezza è il vero antidoto all’ansia, allo stress, alla sfiducia nei confronti del prossimo, al rifiuto di tornare alla realtà che in qualche momento di questi lunghi mesi, inevitabilmente, hanno attanagliato tutti noi. E non è affatto cosa da poco. È per questo che i luoghi della cultura, che a partire dalla prossima settimana con il riavvio deciso anche per le attività scientifiche, amministrative e di gestione degli Istituti Culturali potranno cominciare il loro percorso di ripristino, divengono doppiamente importanti. Una prima volta come luoghi fisici da adattare, sanificare, riorganizzare e allestire, e una seconda volta come luoghi simbolici, della convalescenza e della rinascita, della nuova educazione civica fatta di sguardi sopra le mascherine e gel per le mani e della volontà di tornare in futuro, speriamo presto, all’emozione collettiva di un vero spettacolo di musica, di voci, di gesti e di parole, o di un film visto in una penombra condivisa che tornerà a profumare di chiacchiericcio e pop-corn. Bene ha fatto, in questo, il Consigliere Paolo Rondelli a difendere il settore culturale, auspicando una apertura graduale di cinema e teatro anche nel nostro territorio come nella vicina Italia, e perciò lo dobbiamo ringraziare. A lui e a tutti coloro che si stanno interessando va la nostra riposta e le nostre rassicurazioni, perché in sinergia con la Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura e il Dipartimento Turismo e Cultura stiamo lavorando a un nuovo disegno di proposte che si stanno cominciando a comporre. E non vanno dimenticati gli artisti, le associazioni culturali, i tecnici dello spettacolo e tutti gli addetti del settore che sono fermi da mesi e con i quali è doveroso condividere un percorso di ripresa. Si stanno riavviando contatti e collaborazioni che non vogliamo considerare mai interrotti, per ripartire in sicurezza con progetti vecchi e nuovi, recuperando l’intera parte di stagione teatrale che non si è messa in scena e pensando anche a nuove proposte. Tutta l'attenzione deve andare allora ai nostri monumenti, ai nostri musei e al cinema teatro Concordia, da cui potremo partire con le nostre prime proposte in attesa di attivare anche il teatro Titano e, da ultimo, il teatro Nuovo, rendendoli pronti a ospitare tutte le iniziative che progressivamente potranno avere luogo, mano a mano che auspicabilmente i vincoli e le limitazioni si faranno più tollerabili e gestibili. Anche a San Marino, insomma, la cultura si prepara a tornare in scena, considerando anche il percorso di graduale riapertura di Biblioteca di Stato e Archivio di Stato, riattivando l'idea stessa di un modello di vita che può farci crescere non solo nell'animo. Un modello, non va dimenticato, che può diventare anche un importante asset di sviluppo economico per il futuro del nostro Paese. I luoghi della cultura servono anche a questo.
c.s. Vito G Testaj, direttore Istituti Culturali San Marino