L'Associazione Pro BImbi chiede risposte
In vista della convocazione della commissione consiliare che tratterà anche i temi legati alla scuola e ai centri estivi torniamo a chiedere risposte concrete poiché il recupero della socialità dei bambini e il sostegno alle famiglie non sono più procrastinabili. Abbiamo più volte ribadito la necessità di accompagnare la ripresa delle attività economiche e lavorative con la ripresa dei percorsi educativi e di socialità di bambini e adolescenti, sostenendo in questo modo anche le famiglie nella gestione del carico di cura dei figli, che in questi mesi hanno gravato in modo innegabile unicamente sulle loro spalle, in particolare delle donne. E non ci si può permettere, dopo anni e anni di piccole conquiste, di fare passi indietro su un tema così importante ed attuale come quello della conciliazione dei tempi di cura di famiglia e lavoro. Ma la cosa più importante è che i bambini hanno bisogno di riprendere gradualmente la socialità, specialmente ora che i primi dati sembrano smentire le preoccupazioni iniziali legate alla possibilità che i bambini possano essere una riserva di infezione, in particolare nella fascia 0-10 anni. Ad oggi infatti, come riporta anche l’agenzia regionale di sanità della toscana, le analisi concordano sul fatto che seppur i bambini possono ammalarsi di covid, le infezioni sono meno gravi. Anche il recente report australiano, pur coi suoi limiti, sembra indicare come siano molto limitati i contagi dove si sono verificati casi positivi. In particolare 18 casi (9 studenti e 9 adulti) in 15 scuole e un totale di 863 contatti stretti hanno prodotto solo 2 casi secondari tra gli studenti (e nessuno tra gli adulti) in poco più di un mese e mezzo. Così come i dati, finora basati quasi esclusivamente su modelli, indicano come la chiusura delle scuole abbia un impatto sull’epidemia non particolarmente elevato. Poco indagati invece gli aspetti relativi al benessere psicologico di bambini e ragazzi all’interno del contesto familiare, al peggioramento dei loro stili di vita (alimentazione e lunga esposizione a dispositivi informatici), e alle difficoltà educative a cui possono essere andati incontro durante il periodo di lockdown. Per questi motivi chiediamo alla commissione di dare un ulteriore forte segnale positivo e restituire ai minori, fin da ora, una dimensione, una socialità e un senso di appartenenza alla comunità, a cominciare proprio dalla scuola e dalle intenzioni del Segretario Andrea Belluzzi di ripartire. Non siamo infatti d’accordo con chi ritiene che un eventuale rientro a scuola, pur se breve e facoltativo, sia da considerare una mera opera di “badaggio” poiché, dal punto di vista pedagogico occorre ai nostri figli un ritorno alla vita, un primo graduale ripristino della normalità e della loro cittadinanza sociale in un contesto comunitario di apprendimento e relazione tra pari. Così che come i genitori tornano a lavorare, i loro figli tornano ad essere anche bambini e ragazzi, non solo figli. Ci auguriamo pertanto che nessuno neghi loro questa opportunità dopo mesi di confinamento esistenziale, sociale, cognitivo e relazionale e che si trovi un punto di incontro idoneo ed opportuno tra indicazioni sanitarie ed esigenze educative. Per tutti. Ma soprattutto per chi sta concludendo l’ultimo anno del proprio ciclo scolastico e si affaccia ad un nuovo ed importante cambiamento, per il quale si rende ancor più necessario un momento di confronto e discussione in presenza con insegnanti e compagni.