L’orazione della Ministra Cartabia e la prospettiva di una San Marino senza carcere
San Marino primo Paese al Mondo senza carcere. Un’utopia che si avvicina dopo l’importante orazione che la Ministra alla Giustizia, Marta Cartabia, ha tenuto il 1 aprile 2022 per l’insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti. Un intervento incentrato per grande parte alla definizione del senso profondo dell’accordo siglato fra Italia e San Marino in materia di misure alternative alla detenzione e alle sanzioni sostitutive di pene detentive. Un segno profondo di una civiltà giuridica che avanza nel solco tracciato da Aldo Moro quando scrisse: “abbiamo bisogno non tanto di un diritto penale migliore, ma di qualcosa di meglio del diritto penale". Su questo fronte il primo passo è quello di potenziare l’introduzione delle misure alternative al carcere che, come afferma espressamente Cartabia, non viene mai citato dalla Costituzione italiana. Il carcere infatti spezza i legami affettivi e lavorativi e separa l’individuo dalla società. Non risponde pertanto al dettato costituzionale della riabilitazione, piuttosto acuisce spesso le contraddizioni. Un pensiero di elevato spessore quello espresso dalla Ministra alla Giustizia, che trovano concretezza nell’accordo siglato fra i due Paesi e che personalmente mi auguro venga ratificato al più presto, affinché si possa iniziare a lavorare nella nuova direzione indicata. Un accordo che modifica sostanzialmente l’idea che si era erroneamente generata e che avrebbe condotto il nostro Stato ad investire nella realizzazione di un nuovo carcere. Quegli stanziamenti invece potranno essere destinati al rafforzamento delle strutture sociali che saranno chiamate a svolgere il difficile, duplice, compito di controllo sulle possibili recidive e di stimolo alle azioni di inserimento sociale. L’accordo prevede anche che colui che è stato condannato possa affrontare il periodo di riabilitazione nel proprio Paese di origine, affinché sia più immediato il percorso di reinserimento sociale. “Con questo accordo – afferma Cartabia - vengono introdotte disposizioni che regolano il reciproco riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni giudiziarie, con la finalità da un lato di aumentare le possibilità di reinserimento sociale della persona condannata, consentendole tra l’altro di mantenere o recuperare i propri legami affettivi, familiari, lavorativi e culturali; dall’altro di migliorare il controllo dei corrispondenti obblighi allo scopo di ridurre il rischio di recidiva, proteggendo così le vittime dei reati e, più in generale, la collettività.” Una volta che l’accordo verrà ratificato e lo Stato inizierà a mettere in moto le azioni necessarie per renderlo operativo, destinando risorse economiche ed intellettuali verso questa nuova prospettiva, il passo verso l’abolizione del carcere nella Repubblica di San Marino potrebbe diventare fattibile, magari non nel breve, ma nel medio periodo. Quando nella metà dell’800 i nostri progenitori abolirono, primi al Mondo, la pena di morte e la tortura, devono avere generato lo stesso pensiero che oggi renderebbe la Repubblica più democratica e attenta ai diritti.
Giuseppe Morganti – Gruppo Consiliare Libera
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