Alcuni Consiglieri che nel 2022 hanno firmato e approvato l'Odg sanzionato dalla giustizia europea, hanno chiesto scusa, ma c'è chi ha confermato la bontà di questa deprecabile iniziativa. Indichiamo alcuni esempi a sostegno della richiesta delle OO.SS. di prevedere la procedibilità d’ufficio in caso violenze, molestie e atti persecutori
È culminata con la multa allo Stato di San Marino, da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la vicenda relativa all'Odg presentato a fine 2022 da un gruppo di Consiglieri della maggioranza di allora, che dava mandato al Segretario di Stato per la Giustizia di denunciare i proponenti un'Istanza d'Arengo, ovvero l'Unione Donne Sammarinesi. In sintesi, l'Istanza d'Arengo chiedeva tutele più efficaci nei casi di violenza sulle donne, in linea con le raccomandazioni del GREVIO (organismo del Consiglio d'Europa preposto alla lotta contro la violenza sulle donne e domestica); è stata bocciata dal Consiglio Grande e Generale e al contempo è stato approvato l'Odg. La "colpa" di questa Istanza d'Arengo, secondo i Consiglieri protagonisti di questa incresciosa iniziativa, sarebbe stata quella di aver riportato dati non veritieri sulle violenze sulle donne e di genere, peraltro estrapolati dalla relazione del GREVIO, il quale a sua volta li aveva ottenuti dalla amministrazione sammarinese. Si trattava quindi di dati che erano stati pubblicati ufficialmente! Rendendosi conto a posteriori della gravità dei contenuti dell’Odg, nell’ultimo dibattito Consigliare qualcuno dei firmatari ha correttamente chiesto scusa, mentre c'è chi ha ne ha riconfermato “la bontà”, nonostante la condanna della CEDU. La CSdL (diversi Dirigenti avevano sottoscritto l'istanza d'Arengo di UDS) aveva stigmatizzato l'intera vicenda attraverso un comunicato molto duro, in cui chiedeva esplicitamente il ritiro dell'Ordine del giorno. Riteniamo deprecabile tale ulteriore e arrogante presa di posizione, che dimostra altresì disinteresse e superficialità rispetto al tema della violenza sulle donne. Tema quest'ultimo al centro dell'ultima puntata di "CSdL Informa", in cui il Segretario CSdL Enzo Merlini, oltre a ricordare la vicenda appena descritta, è intervenuto a sua volta sulle procedure per la prevenzione e repressione delle violenze e molestie alle donne e di genere, oltre che degli atti persecutori, in particolare nei luoghi di lavoro. "Introdurre nell’ordinamento sammarinese la procedibilità d’ufficio - ha sottolineato Merlini - è determinante per favorire la denuncia da parte di soggetti terzi e l’accesso alle dimissioni per giusta causa, per cui non molleremo. Con le normative attuali, se un collega di lavoro assistesse ad atti persecutori o violenze e volesse denunciare il responsabile, qualora la vittima non abbia il coraggio di farlo, tale denuncia non avrebbe alcuna efficacia. Questo è un problema rilevante, ancora da risolvere, tenuto conto altresì che questa possibilità costituirebbe un deterrente efficace per evitare il compimento di molti reati. Situazione simile si registra per le dimissioni per giusta causa. Oggi l'unica possibilità per accedere volontariamente agli ammortizzatori sociali è il mancato pagamento di almeno due stipendi; ovviamente occorre dimostrarlo! Nel piano pluriennale, si ipotizza l’introduzione di un diritto analogo per le vittime di violenze, molestie e atti persecutori sul lavoro. Come si potrà concretizzare senza la denuncia della vittima?” In più occasioni, la CSdL ha seguito casi specifici: ne citiamo due recenti, per rendere l’idea. In caso la donna lavori per l’azienda dell’ex marito, gli atti persecutori si sviluppano anche sul luogo di lavoro, aggravando la situazione. L’autonomia economica delle donne in caso di separazione è ancora più importante, per cui occorrono specifiche tutele, che senza una denuncia di parte difficilmente si riescono ad attivare, nonostante la situazione sia nota a più soggetti. In un caso di molestie da parte di un soggetto terzo sul luogo di lavoro, si è invece verificata una sorta di colpevolizzazione della lavoratrice da parte dei responsabili, adducendo da parte loro che alla base vi fosse un atteggiamento giudicato troppo disponibile. Abbiamo giudicato inaccettabile questo comportamento verso la lavoratrice e queste motivazioni: dobbiamo riconoscere che il Dirigente ha preso a cuore la vicenda, che è stata risolta positivamente.
CSdL