La politica torni ad occuparsi del reale!
C'è un grande male che negli ultimi mesi sembra affliggere la politica a diversi livelli. Questo male, a mio modo di vedere, è la mancanza di quella concretezza che in questo momento è richiesta a gran voce, o quantomeno auspicata, dalla cittadinanza. Lo abbiamo visto nella nostra piccola Repubblica, dove anche di recente il dibattito è stato nuovamente polarizzato da lunghissime ed estenuanti discussioni attorno a temi di bandiera, che esaltano la diversità di vedute e impediscono di focalizzarsi su obiettivi comuni. Temi delicati e importantissimi, almeno in alcuni casi, ma che non dovrebbero far passare in secondo piano questioni altrettanto cruciali che toccano da vicino, nel quotidiano, la vita di tantissimi sammarinesi. Penso, ad esempio, all'emergenza idrica, che da mesi ormai sta mettendo in ginocchio la nostra agricoltura, prosciugando campi e coltivazioni che sono fonte di reddito per produttori, lavoratori e operatori della filiera. Da tempo, ciclicamente, a San Marino torna a ripresentarsi la questione dell’approvvigionamento idrico; ciclicamente vengono riproposti proclami e annunci, che però lasciano il tempo che trovano e non sfociano mai in proposte o progetti concreti per la risoluzioni del problema. Penso poi anche ad un altro tema di grande attualità, ovvero quello del lavoro giovanile. Tantissimi giovani, non solo in Italia ma anche nella nostra Repubblica, faticano non poco a spendere all'interno del mercato del lavoro quelle lauree che hanno conquistato al termine di un lungo e faticoso percorso di studi. Parlo soprattutto di lauree in discipline umanistiche, apparentemente meno 'forti', sul piano lavorativo, di lauree in ingegneria, economica, giurisprudenza. I nostri giovani sono così costretti a barcamenarsi tra mille lavoretti, stage, tirocini scarsamente retribuiti e che non godono di alcuna tutela, di fatto precludendosi la possibilità di gettare le basi per la costruzione di un futuro, rinunciando ad acquistare una casa, a mettere su famiglia. Un'emergenza tangibile, che necessita di risposte da parte del mondo della politica. Eppure, ancora troppo spesso, lo spettacolo che la nostra politica restituisce è quello di partiti e movimenti arroccati su posizioni ideali, pronti a dibattere per giorni e giorni attorno ad argomenti inconsistenti, che non hanno alcuna ricaduta nel quotidiano dei loro elettori, e che anzi sono solo l'ennesima passerella per un teatrino fatto di scambi di accuse e di responsabilità. L'immagine che la politica restituisce in questo modo è quello di un corpo estraneo, lontano anni luce dalle dinamiche sociali, economiche e culturali di un paese e dei suoi abitanti. In questo modo si scava, ancora più profondo, il divario con la cittadinanza, che tende così a guardare con sempre maggiori simpatie alle ragioni del populismo o dell'astensionismo. Dovere della politica è quello di tornare a ragionare di quelle che sono le grandi questioni che influenzano la vita della cittadinanza: dalla scuola al lavoro, dalla sanità all'economia, passando per welfare, ambiente, innovazione. Questo non vuol dire dimenticare i valori ideali, che sono naturalmente l'impianto su cui si regge qualsiasi proposta politica. Quei valori non devono però diventare il pretesto per sterili battaglie avulse dalla realtà, ma declinati all'interno di un dibattito capace di impattare sul serio sulla qualità della vita dei nostri cittadini.
Presidente dei GDC di San Marino, Lorenzo Bugli
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