Nel settore della Giustizia le cose continuano ad andare male, molto male. L’atto che si appresta a fare la maggioranza lunedì 13 luglio in Consiglio Giudiziario risulterà a tutti gli effetti una violazione dell’autonomia e indipendenza della Magistratura, rischia di essere pesantemente sanzionato dagli organismi internazionali e di dare adito ad una serie di ricorsi che terranno bloccato “sine die” il nostro Tribunale. La maggioranza, con la legge 20 febbraio 2020 ha cambiato la composizione del Consiglio Giudiziario, manifestando la volontà esplicita di voler scegliere (ad personam) quali giudici devono sedere nell’organo di governo della magistratura. Fatto ancor più grave è che nella stessa legge è stato anche approvato un articolo di interpretazione autentica capace pertanto di diventare retroattivo, con la finalità di annullare tutti gli atti prodotti dal Consiglio Giudiziario degli ultimi anni. L’obiettivo mira a far decadere tutte le nomine decise da questo organismo e conseguentemente di rendere nulli tutti gli atti prodotti dalle figure che verranno esautorate. Insomma: un disastro istituzionale finalizzato unicamente a mettere le mani (politiche) sul Tribunale allontanando i giudici scomodi. Per avere fatto più o meno la stessa cosa la Polonia ha recentemente subito sanzioni pesantissime sia da parte del Parlamento Europeo che del Consiglio d’Europa e non ha eguali la vergogna con cui gli esponenti di quel Paese si sono presentati nei consessi multilaterali. La maggioranza, pur di perseguire finalità impronunciabili, violerà le più naturali regole del diritto costituzionale e sottoporrà la Repubblica al rischio di pesanti sanzioni internazionali. A ricordarlo sono anche 5 eminenti ex esponenti del nostro Collegio Garante della Costituzionalità delle norme che con una lettera hanno messo in guardia le nostre istituzioni principali dai rischi che si correranno. Se è vero che anche taluni atti della precedente maggioranza sono stati contestati, ci chiediamo come sia possibile che chi ha criticato quelle scelte (richiamandosi al colpo di Stato) oggi si trovi a sostenere decisioni di gran lunga peggiori. Libera, consapevole della necessità di ripristinare un clima più tranquillo in Tribunale capace di valorizzarne l’autorevolezza, è disponibile e pronta ad affrontare le difficoltà negli ambienti della giustizia e, nell’interesse del futuro del paese, chiede che vengano affrontate con il massimo dell’equilibrio le imminenti scadenze, e invita pertanto la maggioranza a fermare ogni intento risolutivo affinché si possa più ragionevolmente pensare ad un momento di confronto. Una proposta che parta dalla consapevolezza che le persone non sono inamovibili, ma tutte hanno una dignità che va riconosciuta e salvaguardata e i percorsi di cambiamento, sempre necessari, vanno decisi con modalità dettate dal buon senso e nell’esclusivo interesse del Paese. L’obiettivo non può che essere quello di ripristinare la pace fra gli operatori della Giustizia, affinché tutti si sentano garantiti nei loro diritti e soprattutto pronti ad esercitare i propri doveri. Tutto ciò nell’ottica, sostiene Libera, di rispettare le decisioni già assunte in particolare in ambito giurisdizionale, quell’ambito in cui la politica non deve mai ingerire, e identificando le giuste figure per i giusti ruoli, affinché con la loro autorevolezza possano portare tutti a ragionare nell’interesse del Paese.
c.s. Libera