Gentile Sindaco Gnassi, ci rivolgiamo a lei non su questioni tecniche, le nostre sono già formalmente agli atti della Capitaneria di Porto, ma perché in lei (ancora) nostro Sindaco, riconosciamo l’uomo politico che con passione e tenacia ha saputo portare la città di Rimini verso un rinnovamento che ha pochi riscontri paragonabili in campo nazionale. Dispiace dunque dover constatare come, alla fine dei suoi due mandati, in un periodo particolarmente difficile per noi tutti, data la nostra dipendenza dall’attività aggregativa di accoglienza e con ancora l’incertezza sui tempi di uscita dalla pandemia, si manifesti tra i cittadini una forte occasione di conflitto. Parliamo, ovviamente del progetto di megaimpianto eolico off-shore Wind 2020. Non appena finito il lockdown, Rimini e i suoi cittadini (almeno i più attenti ai beni ambientali comuni) sono stati bombardati da una campagna di comunicazione, anziché di partecipazione democratica, messa in atto con la virulenza classica di chi ha interesse a farlo. Sfruttando le criticità pre-pandemia, combinate a un illusorio quanto ingenuo ecologismo, si è voluta creare quella bolla mediatica che, aggiunta all’attuale emergenza economica, prepara il campo a chi intende realizzare i propri interessi ammantati da nobili principi, approfittando dei momenti difficili. Il risultato paradossale è come se la nostra città fosse stata chiamata a rispondere a un’infinità di questioni: dal surriscaldamento dell’atmosfera ai problemi della conseguente pandemia fino allo scioglimento del ghiaccio artico… e chi più ne ha più ne metta, quasi come se, velleitariamente, l’impianto eolico offshore, proprio perché sovradimensionato, potesse risolvere i problemi dell’intero globo, dall’oggi al domani. Unica nel panorama delle grandi città di turismo balneare, Rimini è divenuta anche città d’arte, ed è lei che si è speso affinché lo fosse. Ora invece, improvvisamente dalla Provincia di Rimini, in modo del tutto contraddittorio, viene immaginata come città sacrificale, impiantando nel nostro mare, davanti alla costa… 51 pale (numero già ridotto da quelle iniziali) di altezza spropositata che formerebbero una vera e propria Manhattan di acciaio: una barriera contro l’orizzonte davanti a noi e a milioni di turisti. Per decenni. E la mega, e amara, “pillola vaggiù” (come insegna Mary Poppins) favoleggiando di ricadute economiche locali, di parco giochi per motonavi cariche di turisti eccitati dalle pale che girano, di nursery per tanta biodiversità di pescato, etc., seppure l’unica certezza sia che quella prodotta verrà immessa nella rete nazionale. Anzi. Come ci pare lei abbia giustamente osservato, davanti agli occhi di tutti, si presenterà un ulteriore elemento di deresponsabilizzazione diffusa, un pessimo contributo alla crescita del grande spreco, pubblico e privato: è infatti questo il messaggio che la dismisura tecnologica inconsciamente veicola. Ci rivolgiamo a lei, Sindaco, poiché siamo consapevoli dell’enorme posta in gioco: si tratta di preservare la Rimini, non onirica e felliniana, ma reale e parte delle nostre vite, il cui capitale naturale, il mare, ha reso la riviera romagnola tra le più amate… ma che con il sovradimensionamento di un impianto tecnologico che ne mina l’identità, trasformandola in uno dei tanti non-luoghi, danneggerà le due più caratterizzanti e tradizionali attività marine: pesca e navigazione. Lo abbiamo detto e dimostrato, la missione della nostra associazione è difendere il mare da insidie come la plastica, ragione per cui va da sé che il nostro ecologismo è a favore di ogni forma di energia rinnovabile, purché però sia ecosostenibile, non s-naturi l’identità dei luoghi: non è forse la giunta Gnassi che ha istituito un assessorato con questa denominazione? L’ecomostro, già obsoleto in partenza, è solo la brutta copia residuale di impianti eolici off-shore del nord Europa, e, come sanno gli scienziati e i più avveduti tra i decisori, è completamente fuori dai canoni del New Green Deal europeo, già fondato sull’idrogeno green. E’ infatti il Green Deal a mettere in moto la ricerca per impedire il proliferare di strutture così impattanti e insostenibili. Non lontano da noi, a Ravenna, avanza lo studio del primo impianto al mondo di generazione elettrica ibrida da fotovoltaico e moto ondoso. Per questo ENI utilizzerà il centro di supercalcolo HPC5, uno dei più potenti al mondo, in collaborazione col Politecnico di Torino. E ci fermiamo qui, sebbene ancora tante altre possibilità siano già operative o in progettazione. Le motivazioni della scelta (d’affari) ricaduta sul mare davanti a Rimini sono evidenti: anche se le nostre coste sono fra le meno ventose, grazie ai fondali bassi i risparmi nella posa di strutture alte più di 200 metri, con relativi cavi, sono notevoli. D’altra parte il profitto non è la finalità del privato? Siamo nella logica ben nota: per il vantaggio di pochi, sfruttando la buona fede di molti, viene sacrificato un bene di tutti. Sindaco Gnassi, noi le chiediamo di non lasciare la città che ha ben saputo amministrare con il proprio futuro compromesso per decine di anni: significherà costi d’impatto ambientale enormi solamente per edificare e poi smaltire questo mostruoso impianto. In termini di impronta ecologica, un’unica e gravissima mossa finale, inficerebbe nei fatti quanto di buono fin qui ha saputo realizzare la sua amministrazione per il rinnovamento sostenibile. Infine, Andrea, permettici questo accorato appello, più personale e sentimentale. Per fare di meglio fidiamoci della scienza e della ricerca, anziché dei manager di società di scopo di nessuna garanzia. Con la tua capacità, insieme alle conoscenze di esperti disinteressati e competenti, nel solco delle tante opere che hai già realizzato, il capitale sociale che lasci da Sindaco, sarebbe senza dubbio giudicato autenticamente sostenibile anche dopo di noi, dai nostri figli e nipoti.
c.s. associazione Basta Plastica in MARE Network