Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie riguardo all'operazione Darknet
I risultati dell'operazione Darknet non ci hanno stupito, ma rappresentano una chiamata alla responsabilità per l'intera comunità locale, dalle istituzioni alla cittadinanza, l'ultima dimostrazione, in ordine cronologico, che non esistono anticorpi o immunità di fronte a fenomeni come quello mafioso, e che invece serve reagire costruendo consapevolezza. "Come coordinamento provinciale di Libera continueremo a tenere alta l'attenzione, a coinvolgere la cittadinanza, nelle scuole e nelle piazze, - commenta Mercedes Nicoletti, referente provinciale dell'associazione - con il nostro servizio Linea Libera continueremo a stare accanto a chi denuncia fenomeni corruttivi e di estorsione. Come rappresentati della società civile chiediamo un rafforzamento del dialogo con le istituzioni e chiediamo di aprire nuovi tavoli di confronto: serve conoscere e ottenere i dati provenienti dai protocolli sull'edilizia, sugli appalti, serve portare a compimento il protocollo sui beni confiscati e serve avviare un ampio processo partecipativo perché ne nasca una comunità forte di fronte alle minacce e alle convenienze della criminalità organizzata". Gli indizi che la riviera romagnola fosse una zona attrattiva anche per la criminalità organizzata erano, d'altronde, evidenti ormai da tempo. Partendo dalla storia più recente, la crisi economica di liquidità nel 2011 aveva già colpito duramente questo territorio e mostrato la suscettibilità del tessuto economico verso chi invece di liquidità ne possiede sempre in abbondanza. Tre anni fa, Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia in missione nella nostra provincia affermava: "A Rimini c'è più mafia di quanto emerga" e segnalava la presenza consistente di diversi reati spia come traffico di stupefacenti e gioco d'azzardo insieme a un'industria del turismo calamita per operazioni di riciclaggio. E purtroppo la storia della presenza criminale nel nostro territorio non è solo così recente, dobbiamo ricordarlo: già nel 1990 l'allora sindaco di Cattolica, Gianfranco Micucci, segnalava alla commissione Parlamentare Antimafia l'alta presenza di criminali in soggiorno obbligato in città, mentre nel 1993 la parola chiave era sempre "crisi", con il sindaco di Rimini Chicchi che tre anni dopo la crisi delle mucillaggini lanciava l'allarme sui cambi di proprietà e sulla presenza in città di "chi era disposto a pagare il 40% in più il valore di un hotel in contanti". Eccoli qua quindi i segnali utili per comprendere la realtà del radicamento mafioso in atto già da tempo nella provincia e verso il quale non si può provare stupore, ma solo reagire.
Libera Rimini