Il portavoce del gruppo di coordinamento per l’emergenza sanitaria, Dott. Rinaldi, nelle sue quotidiane comunicazioni alla cittadinanza ci ha continuamente lanciato un messaggio molto rassicurante: nessuno verrà lasciato indietro. Purtroppo non tutto è andato per il verso giusto. Affrontare una emergenza sanitaria di queste dimensioni senza commettere errori non sarebbe stato possibile e lo testimonia ciò che è avvenuto in tutto il globo. L’arrivo dell’ennesimo “Decreto Legge della notte” ci costringe tuttavia a fare alcune considerazioni e lanciare alcune critiche. Libera da diverse settimane sta chiedendo risposte per affrontare una ulteriore emergenza che è direttamente collegata a quella della Pandemia: quella delle gestioni famigliari più fragili. La totale assenza di attività e di servizi socio educativi, dovuti alle misure di distanziamento sociale per affrontare la pandemia, ha messo a dura prova molti nuclei famigliari, in particolar modo quelli che già presentavano elementi di fragilità conclamata e certificata, ma anche di tutte quelle famiglie, che nella straordinarietà del momento, stanno incontrando serie difficoltà nella gestione dei figli, del lavoro e più in generale dei rapporti famigliari. Non ci voleva un genio per capire che queste situazioni già complesse, sarebbero potute ulteriormente aggravarsi a causa delle misure previste dall’emergenza Covid19. Fino al 16 maggio nulla è stato fatto per dare risposte a queste famiglie. Anzi si è pensato di sospendere le attività del Servizio Minori, in analogia con molte altre attività della Pubblica Amministrazione, considerate non essenziali. La scuola stessa non ha messo in campo nessuna iniziativa specifica per affrontare questo tema delicato e complesso, che richiede certamente una attenzione e una capacità progettuale molto importante, ma che allo stesso tempo rappresenta un prioritario terreno su cui investire le migliori energie umane per riaffermare la grande qualità del nostro sistema educativo. Il “Decreto Legge della notte” ha dato una prima, timida, molto timida risposta attraverso gli articoli 2 e 3 sui quali vorremo soffermarci per rivolgere le nostre critiche, speriamo sempre costruttive. Quello che abbiamo intuito leggendo i due articoli è che questi non sono stati il frutto di un confronto con i servizi dell’ISS e con la Scuola, ma un intervento limitato e non organizzato, teso a dare quello che, in termini assistenziali, viene definita “ora d’aria” oppure “servizio di sollievo”. Chiariamolo subito: attività questa molto importante e sicuramente utile in situazioni di forte stress emotivo e psicologico come quello che stiamo vivendo, ma altrettanto chiaramente una attività insufficiente e non dignitosa per un Paese come il nostro che vanta un sistema socio sanitario ed educativo di primissimo livello. Tra le pieghe di questi due articoli, il 2 e il 3 si intravedono le ombre della scarsa inclusione, dell’intervento limitato e non organizzato, della raffazzonata volontà di non ricomprendere queste persone in un contesto completo ed edificante A cosa serve quindi aver istituito una figura di Coordinatore per la ripartenza delle attività socio sanitarie, se ai bambini, ragazzi con disabilità non viene consentito di ritrovare quelle che erano le loro dimensioni precedenti alla pandemia? Dimensione di gioco, di socialità, di interazione con compagni a scuola e nei vari luoghi educativi sammarinesi, sempre all’avanguardia in questo delicato ambito. Oltre a non garantire una ripresa, seppur rispettosa dell’emergenza pandemica e dei limiti che questa impone, si decreta l’istituzione di una sorta di lista di baby sitter o assistenti nella quale possono iscriversi persone dai 18 ai 65 anni. Per di più non sono richiesti specifiche attività di formazione in ambito psicologico nè pedagogico, nessuna formazione di base, alcun richiamo a norme vigenti in ambito di disabilità. Questa norma proposta dal Governo, implicitamente, rischia di portare a superare quelle conquiste di civiltà frutto di enormi sforzi fatti verso i diritti di inclusione dei ragazzi con disabilità anche nei contesti educativi. Tali obbiettivi vanno perseguiti con forza, con professionalità, adeguata formazione e visione. Altra critica, questa volta non nella sostanza, che condividiamo, ma nel metodo. Il “Decreto Legge della notte” con il suo articolo 3, impone all’ISS di riprendere le attività del Servizio Minori. Leggendolo ci siamo chiesti il perché il Governo abbia dovuto agire in questa maniera. L’Istituto per la Sicurezza Sociale è un Ente Autonomo, ha una legge di riferimento, organi direttivi, tra l’altro nominati dal Governo, responsabilità chiare e definite dalla Legge. Che ci siano delle difficoltà di comunicazione tra la politica e gli organi tecnico amministrativi? Forse si voleva far vedere in maniera palese che la politica è in grado di rispondere alle sollecitazioni che arrivano dalla società civile? Non sappiamo cosa sia successo, ma sicuramente il metodo utilizzato è quello più sbagliato che si potesse utilizzare, perché in contrasto con la legge che garantisce autonomia all’Istituto, perché delegittimante della professionalità e del ruolo di tanti operatori, perché suggerisce una visione ed una gestione della cosa pubblica molto approssimativa e incapace di governare situazioni complesse che richiedono soluzioni più articolate e pianificate. Rimaniamo in attesa di conoscere proposte operative e soluzioni per riattivare la socializzazione, motore e energia della nostra società e del suo capitale umano. Sappiamo bene ormai che sarà l’ennesimo appello caduto nel vuoto, ma Libera è a disposizione per dare il suo contributo.
Libera