Nella giornata di giovedì 13 aprile il Giudice Adriano Saldarelli ha deciso una condanna a 5 anni e 10 mesi di prigionia per l'ex direttore di Banca Cis Daniele Guidi confermando anche i sequestri già eseguiti nei suoi confronti. Non è nostro costume commentare le sentenze del nostro Tribunale né tantomeno gioire per esse. Non possiamo però esimerci dal rilevare come tale pronunciamento arrivi a conclusione di un lungo difficile percorso che ha segnato la storia degli ultimi 20 anni del nostro Paese. Confermando la nostra fiducia nel Tribunale, auspichiamo ora che la giustizia continui a fare il suo corso chiarendo definitivamente, anche da un punto di vista processuale, vicende che hanno danneggiato il Paese e che abbiamo politicamente contrastato con forza. Infatti, grazie all’azione intrapresa nel 2019, abbiano finalmente garantito politicamente un percorso di ispezione in Banca Cis che per vent’anni non era stato possibile intraprendere per via di defenestrazioni di vertici di vigilanza, pressioni politiche o fascicoli e indagini giudiziarie che giacevano misteriosamente per anni nei cassetti del Tribunale. Questi risultati sono stati ottenuti grazie all’azione degli attuali vertici di Banca Centrale, da noi sempre difesi anche istituzionalmente in quei frangenti particolarmente delicati. Per non parlare della legge sulle risoluzioni bancarie che, nel 2019 ha permesso finalmente di far pagare per primi i responsabili del dissesto bancario. Amministratori e gli azionisti hanno infatti avuto falcidie sui conti correnti per ridurre il buco di Banca Cis di oltre 60 milioni, garantire i correntisti ed anche le obbligazioni superiori ai 100.000 euro che però l’attuale Governo non ha ancora rimborsato. Guardiamo quindi con favore alle prese di posizione di alcuni gruppi di maggioranza successive alla sentenza invitandoli però ad evitare eccessive strumentalizzazioni politiche e ad impegnarsi concretamente per non ostacolare questa azione giudiziaria avviata grazie ad un’azione di cambiamento decisiva che è illustrata chiaramente dalla relazione della Commissione d’inchiesta sul Cis firmata all’unanimità da tutti i gruppi consigliari. Anche perché ricordiamo ancora le arance agli imputati del Conto Mazzini e sappiamo poi quale è stato l’esito conclusivo di quei procedimenti finiti con un tristissimo “nulla di fatto” nelle sentenze definitive. Così come vorremmo continuare a ragionare di un auspicabile equilibrio nella gestione del Tribunale, senza più passerelle da parte di politici con magistrati, o esponenti di Governo che si dichiaravano uomini di un Commissario della Legge, piuttosto che di un altro. L’auspicio dì Libera è che si interrompa definitivamente la politica costruita sulla pelle del Tribunale e anzi lo si lasci lavorare in serenità con l’unico obiettivo del perseguimento di una giustizia imparziale, veloce e giusta.
Libera – San Marino