Libera. Welfare aziendale e fringe benefit, una sfida da cogliere subito

Libera. Welfare aziendale e fringe benefit, una sfida da cogliere subito.

Un tema che attualmente sta certamente a cuore ai sammarinesi è la questione dedicata al caro vita, in quanto l’inflazione e l’aumento dei costi negli ultimi anni rende difficile la vita per una famiglia sammarinese. Sotto questo aspetto, un piccolo aiuto concreto può essere rappresentato dai “fringe benefit” o benefici aziendali che, a loro modo, possono aiutare anche i giovani e le famiglie per bollette ma anche per affitti o mutui. Mi spiego meglio. L’esempio lo abbiamo vicino a noi, in Italia, la quale, con la legge di Bilancio 2024, è intervenuta apportando delle modifiche alla disciplina dei fringe benefit aumentando la soglia di non imponibilità fiscale - ma anche contributiva. È stato previsto, in particolare, l’innalzamento a 1.000 euro della soglia di non imponibilità per l’assegnazione di fringe benefit ai dipendenti, ed un ulteriore innalzamento a 2.000 euro in presenza di figli a carico. Un altro aspetto altrettanto interessante della normativa italiana è che è stata introdotta la possibilità di rimborsare anche le spese delle utenze domestiche. Ma che cosa sono i fringe benefit? I fringe benefit rappresentano benefici accessori alla retribuzione monetaria, sono in buona sostanza una forma di remunerazione in natura, sotto forma di beni, agevolazioni o servizi che l’azienda riconosce al proprio lavoratore e che offre per migliorare le condizioni lavorative dei propri dipendenti o per incentivarli alla produttività e per fidelizzarli. Tra le forme più diffuse di benefit vi sono la concessione di autovetture aziendali, di un telefono cellulare, di prestiti agevolati, di soggiorni a prezzi agevolati in località turistiche, assicurazioni sulla vita, iscrizione a circoli culturali, acquisto di libri e tanto altro. I fringe benefit convengono sia ai lavoratori che alle aziende. Infatti, le imprese che ricorrono ai benefit hanno la possibilità di ridurre il carico contributivo e fiscale: tutti i benefici erogati entro i tetti massimi previsti dalle normative sono esclusi dal concorso nella formazione del reddito del dipendente e impattano quindi positivamente sulla deducibilità aziendale. Non solo. Accanto ai vantaggi fiscali troviamo una serie di altri “plus”, riconosciuti da numerosi studi in materia. I dipendenti delle aziende che utilizzano i fringe benefit (o in generale ricorrono a formule di welfare aziendale) sono generalmente meno stressati e più produttivi. Ancora, si riduce il tasso di turnover aziendale e di assenteismo, si aumenta la fiducia nei confronti dell’azienda, cresce la reputazione aziendale ed è più facile che arrivino talenti qualificati. La disciplina dei fringe benefit è stata oggetto di numerosi interventi negli ultimi anni in Italia, finalizzati soprattutto ad ampliare la soglia di non imponibilità fiscale e contributiva, allo scopo di far fronte alla crisi economica e sostenere il potere d’acquisto delle retribuzioni.

In Italia

È stata prevista la non concorrenza alla formazione del reddito di lavoro dipendente il limite complessivo di 1.000 euro del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori, nonché delle somme erogate, o rimborsate, ai medesimi lavoratori dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale, delle spese per l’affitto della prima casa ovvero per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa. Per i lavoratori dipendenti con figli a carico, il limite complessivo è innalzato a 2.000 euro in riferimento alle medesime tipologie di benefit. Le nuove disposizioni, quindi, confermano che nel valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti rientrano anche le somme erogate o rimborsate ai medesimi lavoratori per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale. Per tali beni è prevista la non concorrenza alla formazione del reddito nei limiti citati e ad essi si aggiungono gli interessi sui mutui e le spese per l’affitto relativi alla prima casa.

A San Marino

Nella nostra piccola Repubblica il tema fringe benefit è da sempre un tabù. Infatti, i nuovi contratti collettivi approvati non hanno mai messo al centro questa forma di retribuzione in natura e l’esecutivo - nonostante qualche palliativo (vedi l’ultimo Decreto sul bonus infanzia) - non ha saputo dare troppe risposte sul caro vita. Sullo spunto della proposta italiana si potrebbe prevedere anche nel sistema sammarinese un aumento della soglia detassata con l’ausilio dei fringe benefit che possono dare un sostegno ai lavoratori per le spese di luce, acqua, gas ma anche affitto e mutui come avviene in Italia. Oppure, più semplicemente, si potrebbero riconoscere anche questi costi come deduzioni fiscali. Questa potrebbe essere una proposta interessante da lavorarci subito, previo confronto con le parti sociali: sindacati e categorie economiche.

Gemma Cesarini (Libera)

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