In un periodo particolarmente difficile per tutti gli operatori, mai ci saremmo aspettati di leggere sulla stampa un “inno” alle grandi piattaforme di vendita Online, nello specifico Amazon e Alibaba. Ci chiediamo quali siano in realtà gli intenti degli accordi proclamati a gran voce dalle Istituzioni, perché non possiamo credere che lo scopo sia quello dichiarato, “facilitare la consegna dei pacchi acquistati su Amazon e creare opportunità di vendita per le aziende. Chissà perché arriviamo sempre in ritardo… Così come per i grandi centri commerciali già in forte crisi in tutto il mondo, come il “polo del lusso” in fase di ultimazione….. Così per le grandi multinazionali o piattaforme di vendita Online, il nostro Paese farà gli accordi quando l’Europa, America, Asia ecc. stanno prendendo consapevolezza dei “danni” creati da queste multinazionali alle economie dei vari Paesi. Nel frattempo l'assenza totale di sostegno alle piccole e medie imprese, da parte del governo sta portando al collasso diverse attività mentre altri operatori stanno cercando di sopravvivere con le vendite Online. Da anni l'Unione Sammarinese Commercio e Turismo chiede di rivedere il limite, obsoleto, della soglia di fatturato sulle vendite online che solo gli accordi con la vicina Italia, e memorandum d’intesa con Banca d’Italia potrebbero superare, incentivando così le vendite per le imprese con conseguenti maggiori introiti per lo Stato. Richieste sempre cadute nel vuoto, ed ora, scopriamo che il “governo sta lavorando per superare il problema di consegnare a San Marino la merce acquistata su Amazon”. A quanto ci risulta, gli acquisti eseguiti presso la sopra citata piattaforma vengono consegnati, con grande “gioia” di Amazon, nelle abitazioni dei residenti, ragion per cui non comprendiamo dove sia il problema da superare, mentre, per quanto riguarda le opportunità di operare su tali piattaforme da parte degli operatori sammarinesi chiediamo: siamo sicuri, o meglio il governo è sicuro, che non sia già possibile usufruire delle piattaforme sopracitate da parte degli operatori per le proprie vendite? E ancora: ma veramente qualcuno pensa che questo sia la panacea di tutti i mali o il problema più impellente da affrontare per le aziende? Qualcuno ha valutato, o ha delle proiezioni, su cosa produrrebbe per le casse dello Stato l’apertura a questo mercato? Vogliamo fare una proposta/domanda: perché non iniziamo a lavorare realmente per diventare Noi, dal 2021 e non dal 2030, una piattaforma che possa fungere da vetrina per tutte le attività che volessero usufruire delle opportunità che il Nostro Paese potrebbe offrire? Forse, chissà, magari porterebbe anche un beneficio alle casse dello Stato e di conseguenza agli operatori nonché a tutto il Paese, dato che sono venute a meno parecchie decine di milioni di euro a causa della diminuzione di fatturati degli operatori economici operanti nel commercio. Forse sarebbe più opportuno “iniziare a lavorare” per far si che le imprese possano ripartire e sostenersi con il proprio lavoro mettendo loro a disposizione gli strumenti per operare, crescere e contribuire al benessere collettivo. Dobbiamo e vogliamo aprirci al mondo ma tutelando il nostro Paese, i propri cittadini e le proprie aziende con la lungimiranza e il buon senso assente da decenni e uscire dall’impasse o solito “ritornello” che non ci sono i soldi per sostenerle.
UNIONE SAMMARINESE COMMERCIO E TURISMO
USC