"Di fronte alla pubblicazione di articoli e di dichiarazioni relativi alle vicende giudiziarie note come "Processo Chironi" corre l'obbligo di rendere alcune precisazioni. L'istituto della confisca, universalmente conosciuto dal diritto penale, è finalizzato ad assicurare che i proventi dei reati non rimangano nella disponibilità dei condannati, ma siano acquisiti alle istituzioni rappresentative della collettività, nel cui interesse è esercitata la repressione dei comportamenti gravemente lesivi di interessi supremi dello Stato. Così come la condanna personale, anche la confisca è frutto di un procedimento assistito dalle garanzie proprie dello Stato costituzionale a cominciare dal doppio grado di giurisdizione e dal diritto di difesa. La confisca dunque non ha alcuna natura speculativa, né di approfittamento legalizzato, ma costituisce, al contrario, un istituto di civiltà giuridica dall'alta funzione repressiva e preventiva, che in nessuna parte del mondo viene contestato. In taluni casi, come quello in esame, l'effetto patrimoniale della confisca può essere assai ingente, ma la natura e la funzione della stessa non cambiano in alcun modo. Sono semmai la dimostrazione dell'altissima professionalità degli operatori del diritto, magistrati, polizia giudiziaria, operatori amministrativi, che hanno portato a termine indagini e procedimenti dal rilievo anche extranazionale e di particolare delicatezza. Non valorizzare l'importanza di questi dati - preferendo considerazioni che, motivate certamente da altissimo empito morale e afflato filantropico, sembrano trascurare completamente la natura tecnico-giuridica e l'altissimo valore, in termini di etica pubblica, della tutela efficiente dell'interesse superiore dello Stato e quindi dei cittadini, non offre una rappresentazione completa della realtà delle cose, quale ci si aspetterebbe dalla libera stampa e dalla professionalità degli operatori del settore giudiziario".
IL DIRIGENTE DEL TRIBUNALE Prof. Avv. Giovanni Guzzetta