In una legislatura oramai arrivata a metà mandato e fino a qui contraddistinta dalla regola dei 39, e cioè dal fatto che l’attuale maggioranza, forte dei suoi 44 consiglieri, ha sempre utilizzato, in maniera autoritaria, la forza dei numeri per approvare leggi qualificate delicatissime senza nemmeno un minimo confronto con le forze di opposizione, tradendo quindi il principio primo di una regola ispirata alla condivisione, qualcosa comincia a non funzionare più come dovrebbe. Nella mattinata di oggi in Consiglio Grande e Generale era prevista una importante nomina che per l’appunto richiedeva la maggioranza qualificata. Si sarebbero infatti dovute indicare le figure apicali del Veicolo Pubblico di Segregazione Fondi Pensione recentemente trasformato in Trust di Scopo. Per essere più chiari è opportuno ricordare che la legge per le “risoluzioni bancarie”, voluta in particolare dai gruppi politici che oggi fanno capo a Libera, accolta poi all’unanimità dal Consiglio Grande e Generale durante il mandato che vedeva Eva Guidi alla guida della Segreteria Finanze, ha consentito che una delle gravi malattie che si annidava nel settore bancario sammarinese venisse finalmente debellata. Nonostante i chiari segnali di crisi manifestati da almeno 15 anni da Banca Cis, e prima ancora da Banca Partner, venissero coperti da una complice commistione fra politica e affari, giunta alla famosa defenestrazione dei vertici di Banca Centrale (Bossone, Papi e Caringi), in tutto questo tempo il CIS ha accumulato un enorme deficit patrimoniale che ha rischiato di compromettere i risparmi dei depositanti e fra questi ben 100 milioni di euro del Fondo Pensioni. La risoluzione ha prima di tutto consentito il sequestro del capitale sociale dei soci di quella banca oltre ad una serie di provvedimenti a tutela dei depositanti (non collegati ai soci). In particolare ha istituito un “veicolo” per la gestione del Fondo Pensioni depositato in quella banca controbilanciandolo con una massa appropriata di crediti che la banca stessa vantava, prevedendo il ripianamento da parte dello Stato qualora parte di questi crediti non potessero essere riscossi. Per la gestione di questa importante partita è stata costituita una società ad hoc, ovviamente partecipata dallo Stato al 100%, col compito di riscuotere i crediti e generare i fondi liquidi a tutela dei 100 milioni di euro di proprietà di tutti i lavoratori sammarinesi. L’attuale maggioranza ha perfezionato tale procedura trasformando, appunto, la società di gestione in un trust di scopo di segregazione del Fondo Pensioni, soluzione che prevede una semplificazione gestionale del “veicolo”. Una procedura che però ora richiede di nominare i gestori del trust e cioè un conduttore (trustee) ed un controllore (guardiano) per i quali la legge prevede si debbano ottenere almeno una maggioranza dei due terzi, e cioè 39 voti favorevoli in apposita votazione in Consiglio Grande e Generale. A tal fine il Segretario alle Finanze ha chiesto anche alle forze di opposizione di sostenere tali nomine. Dopo un confronto di qualche decina di minuti, in cui Libera ha richiesto specifiche garanzie a tutela del Fondo Pensioni, il Segretario ha ottenuto la disponibilità a sostenere le nomine. Si è giunti così alla votazione in aula delle predette figure (del trustee e del guardiano) e nonostante Libera abbia garantito un numero significativo di voti positivi, per la figura tra l’altro di uno stimati professionisti, il risultato è stato che sono mancati ben 12 voti dei 49 presenti, non raggiungendo quindi il quorum necessario per la nomina. In maggioranza chi ha fatto mancare i voti? E per quale motivo? E, soprattutto, esiste ancora una maggioranza?
Cs- Libera