Marica Montemaggi risponde alla lettera di don Mangiarotti
Ill.mo Don Gabriele Mangiarotti,
rispondo volentieri alla sua lettera anche se non ho potuto farlo così tempestivamente come avrei voluto. Ho anche ritenuto doveroso rileggerla con la giusta attenzione e prendermi il tempo per esporle le mie considerazioni. Sia chiaro che non ritengo l’aborto un diritto, lo ritengo una sconfitta, di tutti e per tutti, sempre. Non ho mai conosciuto donne che rivendicassero il diritto ad abortire, ho invece conosciuto donne che hanno rivendicato il diritto di scegliere, in sicurezza, senza essere giudicate se non da loro stesse e nella propria intimità. Ho riflettuto molto sul suo richiamo alla vita che un atto d’amore può generare e non posso che essere d’accordo con lei se non fosse che non sempre, purtroppo, le donne vivono tale atto d’amore. Ci sono donne, non necessariamente madri, che sanno bene cosa significa Vita, cosa significa sacrificare la propria a favore di quella di un’altra persona senza pensarci un attimo e ce ne sono tante che sanno anche cosa significa perdere una vita. E’ per questo che ritengo prioritario il diritto, per tutte le donne, di fare la propria scelta in maniera consapevole. Per farlo serve avere accesso all’informazione, all’educazione e alla verità scientifica. Lo Stato, attraverso la scuola e le sue istituzioni, ha il dovere di fornire gli strumenti adatti, così da giungere alla comprensione vera di cosa significa il rispetto verso se stessi e verso l’altro. Solo così potremo pensare di sconfiggere la sfiducia e la paura che oggi attanagliano la nostra società. Allora mi piacerebbe che ci interrogassimo tutti a riguardo, senza la convinzione di avere la risposta giusta in mano, e senza pregiudizi, con l’unico obiettivo di dare una risposta alle donne che possono trovarsi in una situazione che non avrebbero voluto. Il dibattito sul conflitto dei diritti permarrà forse per sempre e potremo certamente continuare a confrontarci a lungo sull’argomento, con il rispetto e con la condivisa finalità di fare il meglio possibile, nella consapevolezza però di dover mantenere distinti i campi di appartenenza e di competenza di chi è stato votato come legislatore di una società laica e di chi, invece, ricopre il ruolo di Pastore di anime nell’ambito di un credo religioso.
Con rispetto e rinnovata stima
Marica Montemaggi